La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Biagio; s. Oscar

s. Biagio; s. Oscar

Marco 7, 1-13

In quel tempo. Si riunirono attorno al Signore Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

 

 

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

 

E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”.

 

 

Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è ‘korbàn’, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

 

#apparenza #veraUnitàDiCuore #purezzaEGioia

Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.” Questa frase del Signore è netta, chiara, non lascia spazio a fraintendimenti. Potremmo percepire questa frase come una condanna delle nostre abitudini e delle nostre certezze, e forse in qualche modo lo è. Questa affermazione di Gesù, però, vuole condannare solamente quelle abitudini che ci spingono a mettere al centro una fede fatta di apparenza, che non ci permette di mettere al centro della nostra vita e delle nostre scelte l’amore per Dio e per i nostri fratelli e sorelle.

 Non solo, Gesù condanna quegli atteggiamenti che ci portano ad avere una distanza tra i nostri atteggiamenti esteriori e il nostro cuore. Gli scribi e i farisei che interrogano Gesù erano certamente attenti a frequentare assiduamente la liturgia, ma mancava una vera unità del cuore, quella che permette di realizzare coi fatti ciò che diciamo.
 
E noi come possiamo riunire la nostra fede, anche fatta di gesti e ritualità, con la fede pura del cuore?
Affidiamoci al Signore, lasciamoci aiutare a riscoprire la purezza e la gioia della fede più autentica, nel silenzio della preghiera ma anche ricercando giorno dopo giorno nella nostra quotidianità i tanti piccoli segni del suo amore che Egli lascia.
 
Per questo preghiamo il Signore con i versetti del Salmo 50 di oggi:
“Tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.”
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