Luca 8, 22-25
In quel tempo. Avvenne che, un giorno, il Signore Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro:
«Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo.
Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia.
Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?».
Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».
Chi è Costui di cui siamo “madre, sorella e fratello”?
È Colui che dorme e proprio dormendo, cioè con la sua morte (con la quale si è affidato totalmente al Padre), ha il potere di dominare il caos, l’abisso, il mare, il male, la malattia, la morte, e di dare il pane di vita.
È il grande mistero dell’identità di Gesù.
Il sonno naturalmente vuol dire dormire, ma è mimesi della morte, vuol dire anche morire.
La morte di Gesù esprime la vicinanza assoluta di Dio ad ogni uomo, alla sua impotenza, alla sua fragilità. Il Suo sonno (la Sua morte) ce lo ha reso vicino in tutte le situazioni, per cui se noi siamo in pericolo, siamo sommersi, Lui è già più sotto.
Però vive questa situazione in un modo strano: come bambino svezzato in braccio a sua madre, Lui è lì pacifico e tranquillo. Ha fiducia in Dio, Suo Padre. Che lo chiama a Risorgere per consegnargli il potere di dare la vita.
Preghiera
Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha esaudito;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio.
(dal Salmo 126)
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