Lc 10, 8-12
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai settantadue discepoli: «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.
Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
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Chi è il discepolo? Chi non compie grandi cose, ma vive umanamente i rapporti, mangiando e bevendo alla loro tavola, senza l’ossessione della purità delle persone e dei cibi. Il discepolo deve manifestare la gratuità, prendendosi cura gratuitamente degli altri, curando i malati nel corpo nella mente e nello spirito e annunciando a tutti che il regno di Dio si è avvicinato.
Come Gesù ha parlato con Zaccheo, con la Samaritana, ha guarito il servo del centurione romano, il discepolo oggi incontra un afgano, vittima di tante torture ricevute nel viaggio per arrivare in Europa; ascolta una donna Lgbt, cacciata dalla sua famiglia, che vive ai margini della società; si intrattiene con un ricco imprenditore che è disposto a tutto per guadagnare di più. Sapendo stare in queste situazioni con uno sguardo di misericordia, col cuore disponibile all’ascolto e capaci di guidare al bene.
Il discepolo, dov’è accolto, cerchi di restare e, proprio perché inviato a tutti, vigili per non finire per essere solidale e amico di chi conta, ma lontano dai poveri e dai semplici credenti quotidiani.
Dove non è accolto, nessuna vendetta, nessuna offesa, nessun rancore: nella libertà, scuoterà la polvere dai suoi piedi, esprimendo con quel gesto di non volere neppure la polvere di quella gente.
Certo, nel giorno del giudizio sarà il Signore a giudicare.
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