La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Elisabetta di Ungheria

s. Elisabetta di Ungheria

Matteo 9,9-13

In quel tempo. Andando via di là, il Signore Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».

 

Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.

 

 

Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

 

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”.

 

 

Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”: ciò che stupiva i farisei è ciò che ha salvato noi. Ringraziamo il Signore, perché ad ogni Messa mangia insieme a noi.

Che consolazione avere incontrato un Dio così! La sua misericordia ci guarisce dall’ansia di prestazione, dallo spirito competitivo, dal bisogno del riconoscimento degli altri… in altre parole: ci salva!

Proviamo a sostare e a gustare questo amore di Dio e lasciarcene trasformare, come è successo all’apostolo Matteo.

Preghiera
Io non capisco come non ti stanchi di me.
Tu sei continuamente alla mia presenza
ed io ti guardo
solo per qualche tratto,
poi scappo
e riprendo la mia libertà,
perché credo che solo così
sono me stesso.
Io non capisco
perché tu non ti stanchi di me
e non mi lasci al mio destino,
ma poi so
che solo tu sei il mio destino.
(Ernesto Olivero, fondatore SerMiG)

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