La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Giovanni della Croce

s. Giovanni della Croce

Mt 22, 23-33

In quello stesso giorno vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: «Maestro, Mosè disse: “Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello”. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie».

 

 

E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!».

 

 

La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

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Nel brano di oggi Gesù si confronta con i sadducei: il tema centrale del contendere è la questione relativa della resurrezione. I sadducei infatti non credono in essa e non riescono a comprenderne pienamente il significato, tant’è che ragionano come se fosse il proseguimento della vita terrena
mantenendone le caratteristiche e le dinamiche.

In realtà la resurrezione annunciata da Gesù è caratterizzata da una pienezza di relazione con Dio, una comunione profonda che risponde alla nostra domanda di Felicità. Si tratta di qualcosa non comprensibile fino in fondo dalla mente dell’uomo, ma che richiede un affidamento speranzoso in
Dio, consapevoli che è la risposta al nostro desiderio di Bene.

È un invito, soprattutto nel tempo di Avvento che stiamo vivendo, a lasciarci sorprendere da un Dio che rompe gli schemi, che con la sua Azione giunge al Cuore dell’uomo che ha il compito, a volte complesso, di accogliere questo Mistero senza la pretesa di comprendere tutto e subito, ma richiede all’uomo di aprire il proprio cuore con la massima disponibilità.

Credo che questi versi della canzone “Adesso è la pienezza” di Daniele Ricci raccolgono il senso profondo dell’Incarnazione:
È nato, nato! È qualcosa di impensabile, eppure è nato, nato!
Noi non siamo soli, il Signore ci è a fianco È nato!
Questa valle tornerà come un giardino Il cuore già lo sa
È nata la speranza

Facciamoci aiutare nell’attesa del Signore, meditando il passo di una preghiera di don Tonino Bello che recita:

Salvami dalla presunzione di sapere tutto, dall’arroganza di chi non ammette dubbi; dalla durezza di chi non tollera ritardi; dal rigore di chi non perdona debolezze; dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Si tratta di un invito a non lasciarci vincere dalla tentazione dell’autosufficienza e dalla superbia, ma vivere l’esperienza dell’Accoglienza di Dio che ci vuol incontrare e abbracciare laddove ne abbiamo più bisogno.

Link alla canzone https://www.youtube.com/watch?v=vyDRdLmJsPI

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