Mt 13, 53-58
Terminate le parabole, il Signore Gesù partì di là.
Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?».
Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
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Quanto ferisce questa verità?
Come è possibile che spesso siano proprio le persone vicino a noi, che conoscono la nostra storia, che sono testimoni della nostra crescita, a non riconoscere il nostro valore? A non riconoscerci come ci conoscono “gli altri”. Questo ci svilisce e intristisce ogni volta.
Com’è possibile che noi stessi diamo più ascolto e fiducia a persone che non conoscono la nostra casa, i nostri bivi passati, gli ostacoli che abbiamo dovuto superare per diventare quelli che siamo, rispetto a chi è partito dal nostro stesso punto? Dalla nostra stessa casa? E’ più facile ascoltare e rimanere incantati da storie nuove che ripercorrere storie già sentite con occhi nuovi?
Pensiamo di conoscere chi ci sta accanto, eppure lo guardiamo con l’occhio del pregiudizio, “pensando di sapere”, senza esserci concessi la possibilità di entrare dentro. Di conoscere le motivazioni che guidano e rendono viva la persona che abbiamo al fianco. E contemporaneamente, sfiduciati dalla possibilità di essere già circondati di persone “belle”, tendiamo a cercare fuori l’”aria che sa di casa”, a cercare fuori un luogo in cui poter essere noi stessi per mostrarci nella nostra completezza.
Aiutaci, Signore a riconoscerTi negli abitanti della nostra casa e del nostro paese. Aiutaci a rinnovare il nostro sguardo, rendilo nuovo, capace di illuminare le persone che nella consuetudine della vita appaiono mediocri, finiti e piccoli.
Donaci il coraggio di tornare, come hai fatto Tu. Per amare prima di tutto chi si scandalizza davanti alla possibilità che anche noi possiamo essere persone di valore.
Donaci l’umiltà di stupirci e non scandalizzarsi quando qualcuno torna, trasformato, a portare la Tua voce nella nostra casa.
-Quante volte mi sono reso conto di avere dei pregiudizi sulle persone, basate sulla loro provenienza?
-Come giudico gli altri? Il mio giudizio è dinamico, accetto che l’altro possa cambiare? Accetto di andare oltre il mio primo sguardo? Oppure rimango fermo nell’opinione su una persona o sulla sua famiglia?
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