(Gv 15, 9-11)
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Cosa c’è di così semplice e nello stesso momento di così difficile?
Siamo nel contesto di una delle immagini a mio parere più belle ed esplicative che Gesù usa per indicare ai suoi discepoli il rapporto che deve esserci tra loro e Lui che è il maestro: la vite e i tralci.
Il Signore non usa mezze misure o non indica vie di mezzo: per avere una vita che porti frutti bisogna rimanere nel suo amore.
C’è però un terzo elemento sul quale voglio concentrare la mia attenzione e che permette al tralcio di portare i frutti propri della vite: la linfa. La linfa è il nutrimento che permette al tralcio di non seccare.
Possiamo chiederci, quindi, qual è la linfa per i discepoli di Gesù, come noi desideriamo essere. La linfa non la sceglie il tralcio, gli è donata dalla vite e lui si può nutrire di essa.
Io credo fortemente che per noi la linfa sia la mediazione ecclesiale, la preghiera che la Chiesa e le nostre comunità locali ci propongono, lo stile di comunione che il Papa ci esorta a tenere con i suoi discorsi e documenti.
Possiamo quindi chiederci: accetto la linfa che mi arriva dalla vite, la mediazione e le proposte della Chiesa? Vedo la Chiesa come riflesso di Cristo sulla terra? Vedo nella proposta della Chiesa e nel sentirmi dentro essa la realizzazione piena della mia gioia?
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