La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Giovanni Paolo II

s. Giovanni Paolo II

Mc 3, 13-19

In quel tempo. Il Signore Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

#chiamati #gioia 

Se proviamo a interpretare questo brano di oggi come una rilettura della nostra esistenza, il cuore non può che essere colmo di gratitudine. Il Signore, dopo averci chiamato alla vita, ha chiamato a sé proprio noi: “quelli che voleva”.
La gioia è immensa e incontenibile poiché non c’è merito da parte nostra, c’è soltanto riconoscenza per la Grazia che ci ha resi docili e ci ha permesso di sentire la sua “voce” in mezzo a tanti rumori e a tanto frastuono. Come non rispondere con entusiasmo a questa missione, quando – una volta illuminati – si percepisce che, anche se il compito è di enorme responsabilità (essere “collaboratori di Dio … campo di Dio, edificio di Dio” ci suggeriva Paolo nella liturgia domenicale), la sua bellezza è ineguagliabile: “stare con Lui”.

Il nostro nome, il nostro modo di “essere” (sul lavoro, in famiglia, nelle relazioni di ogni genere …), il nostro discepolato, che Lui custodisce con cura e amorevolezza, sanno essere all’altezza di questa chiamata? Le nostre opere sono manifestazione di quell’unico fondamento che è Gesù Cristo?

Da bambini alla catechesi ci insegnavano che davanti a ogni azione, decisione, scelta, dovremmo sempre chiederci “cosa farebbe Gesù al mio posto?” Sicuramente è una semplificazione, ma che rende bene l’idea di come la mia vita possa essere feconda se ogni scelta viene “passata al setaccio” di un amore donato e di un “Dio affidabile” che ci ha scelti e ci desidera a sua immagine.

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