Luca 5,29-32
In quel tempo. Levi preparò al Signore Gesù un grande banchetto nella sua casa.
C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?”.
Gesù rispose loro: ”Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perchè si convertano”.
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Il notissimo passo del Vangelo odierno è preceduto dai due versetti che raccontano l’invito di Gesù a Levi (Matteo) di seguirLo e l’immediata adesione del pubblicano alla proposta del Maestro. Così commenta papa Francesco: “Chiamando Matteo, Gesù mostra ai peccatori che non guarda al loro passato, alla condizione sociale, alle convenzioni esteriori ma piuttosto apre loro un futuro nuovo. Una volta ho sentito un detto bello: “Non c’è santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Basta rispondere all’invito con il cuore umile e sincero. La Chiesa non è una comunità di perfetti ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono. La vita cristiana, quindi, è scuola di umiltà che ci apre alla grazia”.
Levi era un pubblicano, un collaborazionista dei Romani odiato ed evitato dai giudei. Gesù fissa il suo sguardo su di lui e vede oltre, vede la sua umanità, vede ben al di là della sua professione. Spesso, invece, il nostro sguardo è corto, incapace di riconoscere in profondità le persone che incontriamo nella nostra vita, perché fermo sul già noto: abbiamo occhi che tante volte non vedono.
Gesù chiama Levi a distogliere il suo sguardo dall’idolo del denaro: accogliendo la proposta di Gesù, l’esattore delle tasse prende la decisione di non opporre resistenza, di cambiare vita e si mette in cammino. E il primo segno di questa conversione è quello di fare festa e Levi organizza un grande banchetto.
Gesù è il primo invitato e siede a tavola con pubblicani e peccatori. Questa accoglienza indiscriminata di Gesù non è sopportabile da parte da scribi e farisei. Ma Lui sta
realizzando la sua missione: è venuto non per condannare ma per accogliere, è venuto per riunire la gente dispersa e per reintegrare gli esclusi.
E allora chiediamoci:
– Gesù accoglie ed include le persone: e il mio atteggiamento qual è?
– Il gesto di Gesù rivela l’esperienza che ha di Dio Padre: qual è l’immagine di Dio di cui sono portatore/portatrice verso gli altri con il mio comportamento?
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