La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Ireneo

s. Ireneo

Lc 6, 6-11
Un altro sabato il Signore Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare.

 

C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata.

 

Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.

 

 

Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.

 

Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?».

 

E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!».

 

Egli lo fece e la sua mano fu guarita.

 

Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

 

Oggi Gesù mette al centro un ammalato: al centro della sinagoga dove stava insegnando, quando tutti lo avrebbero emarginato, lui lo chiama e gli regala tutta la sua attenzione.

 

Se penso a me, posso dire che la figura dell’ammalato ha sempre fatto parte della mia vita, non tanto come esperienza di malattia di persone vicine a me, ma in quanto figlia di un medico e nella mia professione di farmacista.

L’ammalato ha diritto ad essere seguito, accudito, ad essere sereno nell’affrontare la malattia, deve avere tutta la nostra attenzione e ha tanto da insegnarci.

 

Ogni giorno mi ritrovo a confrontarmi con persone ammalate ma anche e spesso con chi le segue e mi sorprende sempre vedere quanto amore viene speso per un papà o una mamma anziana, un figlio, un nonno, un nipote e anche un vicino di casa.
Ci sono persone che passano una vita ad accudire i propri cari, che si donano per qualcun altro e lo fanno con tanta dedizione.

 

Gesù cosa insegna nella sinagoga, ma soprattutto a noi oggi?

 

Che il debole, l’ammalato, ma anche il diverso, l’emarginato hanno una dignità e come tali devono essere posti al centro.

Che rapporto ho io con gli ammalati, i più deboli?
Ho l’attenzione, la delicatezza e la pazienza di star loro accanto?
Considero l’ammalato un peso o una risorsa per me, per la mia vita che viene chiamata a mettersi in gioco, a spendersi per?

 

Non ci sono momenti giusti od orari precisi per accudire chi soffre: dobbiamo essere sempre pronti a stare accanto!!

 

Ti ringrazio Signore per aver respirato in famiglia la dedizione all’ammalato a qualsiasi orario del giorno e della notte; a volte certo si fa fatica ma il dare conforto allarga il cuore!!
Rendimi attenta, sensibile, delicata e quando ci vuole anche ferma e decisa nei confronti di chi soffre.

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