La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Lorenzo da Brindisi

s. Lorenzo da Brindisi

Lc 9, 18-22
Un giorno il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto».

 

 

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

 

 

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

 

 

Ancora una volta Luca sottolinea la fedeltà di Gesù alla preghiera, condivisa con i suoi discepoli in un luogo appartato, lontano dalle folle. Ma la domanda che pone ai suoi sembra farci intuire che Lui, le folle, le ha sempre nel cuore e nella mente.

In questo tempo, nel quale la Chiesa sta vivendo un cammino sinodale, mi nasce l’idea che una posizione simile era già allora vissuta da parte di Gesù, che si informa per capire i bisogni del suo popolo in termini di fede e comprensione della Sua Parola.

La risposta dei discepoli pare confermare il suo timore: agli occhi della gente Gesù è come la reincarnazione di personaggi del passato di grande levatura, che hanno rappresentato molto per questa generazione di ebrei…. Quindi siamo ben lontani dalla comprensione di ciò che riguarda il Figlio di Dio.
E noi? Chi diciamo noi che Egli sia?

La domanda posta ai suoi discepoli, a coloro che lo stanno seguendo tutti i giorni, che lo ascoltano con continuità e condividono la quotidianità della vita, con la conseguente confidenza che ne scaturisce, trova risposta nella professione di fede di Pietro.

Nel testo di Luca Gesù non loda il discepolo ma chiede severamente di non riferire ad alcuno tale verità perché sa che la gente non è in grado di “portare” questa enorme rivelazione. Egli conosce il cuore dell’uomo e sa quali sono gli schemi nei quali cerca di incasellarlo per riuscire a capirlo. Ma Gesù, “che conosce se stesso poco alla volta, che si sta scoprendo vivendo e leggendo ciò che di Lui hanno detto i profeti” (don Paolo Alliata) rispetta i tempi di tutti….

Che meraviglia se fossimo capace di farlo gli uni con gli altri, coi bambini e coi grandi! Se sapessimo vivere la “pazienza di Cristo”!

Gesù accetta di essere Re, ma non secondo gli schemi degli uomini, vuole essere servo, Figlio dell’uomo pronto a soffrire e consumarsi per amore.
Riconoscendolo così, anche noi, siamo chiamati a somigliare al nostro maestro, a godere del suo amore e a tendere ad amare come Lui: il nostro limite è immenso, ma almeno proviamoci… la vita ci è donata per questo!

Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: