La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Omobono, s. Francesca Saverio Cabrini

s. Omobono, s. Francesca Saverio Cabrini

Mt 4, 18-25

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

 

Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

 

 

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì.

 

Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

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Seguire Gesù è il centro della fede cristiana. Seguendo Lui, la fede diventa realtà, diventa rapporto personale con Lui, non solo rapporto di amicizia ma anche di vita concreta.
Gesù dice “Venite dietro a me” ma ci lascia liberi e possiamo anche rifiutare. Non c’è fede senza la libertà.
Seguire Gesù, non è una nostra iniziativa. Lo seguiamo perché chiamati. Il nostro seguire è una risposta alla Sua proposta.

La vocazione è essere chiamati per nome. I primi apostoli scoprono la loro vocazione, cioè il loro nome, la loro identità.
Dio, mi chiama per nome, quello è il mio vero nome, la mia realtà. Il mio nome diventa la mia missione, il senso della mia vita, il mio cammino futuro.

La vocazione di ciascuno è una nuova creazione, è un nuovo esodo, è il passaggio pasquale nella libertà, è il venire alla luce.

Il Padre vede ciascuno di noi con lo stesso occhio col quale vede il Figlio unigenito, cioè mi vede, mi ama di amore unico, totale, irripetibile.
La nostra chiamata ad essere figli si realizza nella fraternità, che è la Chiesa.

Gesù mostra che l’umano è il luogo di culto autentico… “è il luogo di Dio”, dice Luciano Manicardi.

Preghiamo con le parole del salmo 22:

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce.

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