La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Paolo della Croce; ss. Giovanni de Brebeuf e Isacco Jogues

s. Paolo della Croce; ss. Giovanni de Brebeuf e Isacco Jogues

Luca 10, 1b-12

In quel tempo. Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

 

 

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.
Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.

 

 

Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

 

 

Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

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Certo, anche noi abbiamo il desiderio di annunciare il Vangelo, e non solo con le opere, e questo brano è chiarissimo nell’indicare il “dove”.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa! Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.”

Ecco! Il messaggio entra nella casa e poi vedremo che entra anche nella città.
La casa è il luogo del privato, delle relazioni, degli affetti, delle relazioni più immediate.
La città è il luogo delle relazioni più strutturate, sono i luoghi della convivenza civile.
Cioè il Vangelo entra non solo nella persona, ma anche nella famiglia, nella casa: modifica, cioè, le relazioni tra le persone.
Ed entra anche nella città ed è capace di modificare il modo di stare insieme delle persone, anche a livello di società: si sta insieme non come lupi ma come agnelli, che è un modo diverso di stare insieme.

Ma in questo contesto cosa può significare il verbo “entrare”? Forse, per poter entrare nella casa di uno, bisogna saper uscire da se stesso, bisogna esporsi: non si puoi entrare da padrone, ma da ospite.
E lui ti può accettare o ti può rifiutare. E, forse, per mettersi nella condizione di essere accolto per quello che si è, occorre entrare con “nulla”, cioè occorre essere uscito da tutte le nostre ambizioni, da tutti i tuoi desideri di potenza, di dominio, di conquista. Allora potremo entrare ed essere accolti.

Preghiera

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
Una generazione narra all’altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.
Dicono la stupenda tua potenza
e parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa

acclamano la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le sue creature.

dal Salmo 145

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