La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Pietro Canisio; s. Giovanni da Kety

s. Pietro Canisio; s. Giovanni da Kety

(Mt 22,23-33)
In quello stesso giorno vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono:

 

 

“Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.

 

Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie”.

 

 

E Gesù rispose loro: “Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?

 

Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!”. La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

La seconda disputa di Gesù con i capi religiosi è di natura squisitamente teologica e verte sulla verità o meno della risurrezione dei morti. Il caso portato dai sadducei è volutamente costruito in modo esagerato: ben sette fratelli muoiono, dopo aver contratto matrimonio con la stessa donna, senza lasciare discendenza.

Se ieri Gesù ha smascherato l’ipocrisia di chi sa stare al gioco dei potenti, oggi è manifestata la durezza del cuore di chi usa la Scrittura e la tradizione – in questo caso la legge del levirato di Dt 25,5ss. – come un’arma per condannare, invece che per sanare e salvare.

I drammi personali divengono “casi” da studiare, da giudicare e perfino da condannare, mentre, ricorda Gesù, il Dio di Israele è il Dio che promuove la vita, tenacemente fedele fino a discendere con noi nella morte, per farci rialzare.

PREGHIERA
Manda, Signore, ancora profeti,
uomini [e donne] certi di Dio,
uomini [e donne] dal cuore in fiamme.
E tu a parlare dai loro roveti
sulle macerie delle nostre parole,
dentro il deserto dei templi:
a dire ai poveri
di sperare ancora.
Che siano appena tua voce,
voce di Dio dentro la folgore,
voce di dio che schianta la pietra.
(David Maria Turoldo)

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