La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Pietro Crisologo

s. Pietro Crisologo

Luca 11, 29-31

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

 

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

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Tra i molti che ascoltano Gesù c’è ancora chi chiede un segno dal cielo.
Secondo la versione del Vangelo di Marco (Mc 8,12) Gesù si rifiuta di dare un segno; secondo Matteo (Mt 12,39) e Luca il segno è quello di Giona.
In Luca, in particolare, il segno di Giona è la sua parola! Quando Giona si presenta agli abitanti di Ninive non fa miracoli, ma si limita a predicare (e così la regina di Saba, venuta da lontano, “solo” per ascoltare la sapienza del re Salomone).
Secondo Luca anche Gesù e il suo annuncio dovrebbero essere sufficienti per i suoi contemporanei: la predicazione, non i miracoli, dovrebbe essere l’essenziale per la conversione.

Queste poche righe di Vangelo dicono che anche per noi l’ascolto è la condizione essenziale per essere discepoli. A noi credenti è offerto, se sappiamo farne tesoro, in maniera abbondantissima il Verbo fatto carne. Gesù ce lo dice con fermezza al versetto 28 “Ancor più beati coloro che ascoltano la parola e la osservano”.

Il brano di oggi ci invita, dunque, a non dare mai per scontata la Parola: ci sono versetti di Vangelo che abbiamo sentito abbondantemente e spesso abbiamo la presunzione di “conoscere già”, mentre il Verbo deve “scuoterci” e convertirci costantemente, perché ogni giorno Gesù ci dona un segno.

Il discepolo, secondo Luca, nasce proprio dall’umile ascolto e l’ascolto autentico, profondo, senza pregiudizi, proprio come la vera preghiera, si misura dal cambiamento di vita.
Padre A. Gasparino amava scrivere: “… quando la preghiera del cuore non ha incidenza sui doveri, sulla carità, sul distacco dal male, sulla vita di relazione, siamo prigionieri …” di un pregare e di un ascolto non autentici e “schizofrenici”.

Oggi siamo chiamati a inginocchiarci davanti al Signore e a chiedere che lo Spirito, mediante queste parole possa essere soffio di vita nuova per la nostra esistenza.

Discendi, Santo Spirito,
le nostre menti illumina;
del ciel la grazia accordaci
Tu, Creator degli uomini.
Chiamato sei Paraclito,
e dono dell’Altissimo,
sorgente limpidissima,
d'amore fiamma vivida.
I sette doni mandaci,
onnipotente Spirito;
le nostre labbra trepide
in Te sapienza attingano.
[…] Il Padre tu rivelaci
e il Figlio Unigenito;
per sempre tutti credano
in te, divino Spirito. Amen

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