La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Pietro Giuliano Eymard

s. Pietro Giuliano Eymard

Luca 11, 29-30
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, il Signore Gesù cominciò a dire: «Questa
generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione».

Gesù accusa la generazione di quel tempo di essere malvagia, perché incapace di aprire gli occhi e vedere i segni che Lui ha fatto e sta facendo.

L’uomo è colui che più di altri, grazie alla sua intelligenza, può leggere e interpretare i segni, ma questo non è sufficiente se il cuore non è disposto ad accogliere ciò che c’è al di là del segno.

Padre S. Fausti, commentando questi versetti, afferma: «Il segno è qualcosa che ti indica la realtà, ma non è mai da confondere con la realtà: se indichi allo stolto la luna, ti guarda la punta del dito. Noi in genere cerchiamo i segni: la punta del dito. Invece Dio ci indica un’altra cosa! Tra l’altro Dio i segni li dà abbondantemente. Tutto quello che c’è è segno suo … della sua infinita fantasia, del suo infinito amore. […] E dove noi vediamo il male, lì è segno di un amore più grande, del perdono, della misericordia di Dio, Quindi nulla è sottratto a Dio».

Come a quella generazione, anche a noi non verrà dato un segno ulteriore. Giona fu il segno, Gesù è stato ed è segno, la sua Parola è e sarà segno e il nostro sguardo deve aprirsi per coglierlo allontanandosi dalla malvagità.

Come è possibile? Non basta non compiere il male per allontanarsi dalla malvagità: bisogna vivere nella relazione con il Signore, abitare nella sua casa, ascoltare e accogliere la sua Parola.

 

Il mio cuore è disposto a leggere i segni presenti nella realtà, ad ascoltare i richiami dei bisogni del mondo, a vedere la Luce del Signore anche dietro il buio di molte esistenze?
Il mio cuore sa rileggere ciò che accade alla luce della Parola di Dio?

Dal Salmo 25 (26)

Signore, amo la casa dove tu dimori.
Lavo nell’innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, o Signore,
per far risuonare voci di lode
e narrare tutte le tue meraviglie.

Signore, amo la casa dove tu dimori
e il luogo dove abita la tua gloria.
Non associare me ai peccatori
né la mia vita agli uomini di sangue.

Ma io cammino nella mia integrità;
riscattami e abbi pietà di me.
Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.

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