Luca 13, 23-30
In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
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Durante la sua salita a Gerusalemme, passando attraverso città e villaggi e predicando come un profeta, Gesù si sente rivolgere questa domanda: ”Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. E’ una domanda che ancora oggi ci poniamo: la salvezza sarà riservata a pochi giusti oppure la misericordia di Dio aprirà le porte del cielo a molti?
Con l’immagine della porta, Gesù vuol far capire ai suoi ascoltatori che non è questione di numero, non importa capire quanti si salveranno, ma è importante che tutti sappiano qual è il cammino che conduce alla salvezza.
Certo è un cammino non facile, nel quale dobbiamo vincere la nostra pigrizia, agire sempre con coerenza, vincere il male operando il bene: siamo di fronte ad una porta stretta non perché, come annota papa Francesco, sia oppressiva, ma perché ci chiede di restringere il nostro orgoglio e le nostre paure, per aprirci a Lui con cuore umile e fiducioso.
Questo passo di Vangelo, che presenta anche parole severe e aspre, in realtà ci chiama alla conversione del cuore e a considerare i doni ricevuti dal Signore non come privilegi, ma piuttosto come opportunità per servire e per assumere delle responsabilità nella nostra vita personale e dentro la comunità sia essa civile o ecclesiale.
Per questo i primi, se non coerenti con la Buona Notizia, diventano gli ultimi e, tra gli ultimi, alcuni diventano primi, perché hanno cercato di entrare nel Regno attraverso la porta che è Cristo, porta sempre aperta e sempre porta di misericordia.
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