La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Scolastica

s. Scolastica

Mc 8, 34-38

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

 

Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?

 

Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 

 

 

Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”.

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Questo brano del vangelo di Marco racconta di Gesù, che per la prima volta nel capitolo, chiama a sé la folla, e non sono le persone che vanno a Lui per prime. Gesù ha fatto già diversi miracoli, ha ammonito il comportamento dei farisei, ha posto la domanda ai discepoli “Chi credete che io sia”, ha raccontato della sofferenza che dovrà attraversare. Ora è come se dicesse, “Adesso che avete visto tutto questo, che avete capito cosa significa venire dietro a Me, decidete”.

Gesù avvisa, non sarà un cammino semplice. Allora perché farlo?

Perché chi perderà la sua vita, comoda, anche un po’ vuota, desiderosa di qualcosa di più, di pienezza, di verità, la salverà. Perdere la propria vita vorrà infatti dire donarla al Signore, che dona la vera pienezza e la vera felicità. Infatti, donare la vita a Dio, in qualsiasi forma di vocazione, non significa perdere nulla davvero, come potrebbe sembrare all’inizio, perché Gesù non ci chiede di rinunciare a nulla di veramente essenziale, ma solo di abbandonare ciò che ci rende schiavi della tristezza e del peccato, per lasciare spazio al suo amore, ai suoi doni, agli incontri con le persone che ci mette accanto, alla pienezza e alla vera
gioia.

Seguire Gesù è una scelta: una scelta concreta e di vita, che mette in movimento, non è una scelta di morte, (Gesù soffre ma poi la morte la vince!) e nemmeno di stazionarietà nella noia.

Essere salvati non vuol dire non soffrire, ma avere la certezza di potere superare anche la peggiore sofferenza perché Dio è con noi. Così saremo in grado di rinnegare noi stessi per staccarci dall’egoismo e dall’egocentrismo, per essere di Dio, e in questo modo anche dono per gli altri.
Infatti, questa di seguire Gesù è una scelta che poi diventa visibile a tutti, non può che essere così, e nasconderla è un peccato anche perché non permette a noi stessi di essere strumento in cui l’amore di Dio può manifestarsi anche agli altri.

È tutto vostro e voi siete di Dio,
è tutto nostro e noi siamo di Dio.
(dal canto “Voi siete di Dio)

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