La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Simpliciano

s. Simpliciano

Lc 12, 54-56

Il Signore Gesù diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade.

 

Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?».

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Le parole di Gesù di oggi sono molto dure: mette in evidenza l’incapacità di coloro che lo stanno ascoltando di interpretare e comprendere il tempo che stanno vivendo. Le cause possono essere tante: incapacità di analisi, forse distrazione, può essere che in essi si annidi anche disinteresse per il destino del mondo che vivono.

Non possiamo, però, non osservare che la sottolineatura di Gesù può essere ben adattata al tempo che stiamo vivendo. Non possiamo correre il rischio di guardare alle sue parole come qualcosa rivolto ad una società che sentiamo distante e che potremmo considerare priva degli strumenti per interpretare ciò che le sta accadendo.
La tentazione di oggi è quella di porre troppo affidamento nella tecnologia e nelle capacità umane considerandole come idoli in grado di farci leggere ed interpretare il nostro mondo.

Gesù ci pone un’alternativa: per poter vivere in pienezza l’invito è quello di porsi in una prospettiva diversa, quella della sapienza del Signore che è in grado di custodire il nostro cuore e guidare le nostre scelte. L’invito è quello di diventare suoi profeti, come ci viene permesso con il battesimo. Stando alle parole di Geremia, siamo a chiamati a vivere esperienza di shûv – ovvero del ritorno al
Signore- che ci permetterà di guardare al mondo con i suoi occhi e la sua saggezza per poter cooperare all’avvento del suo Regno.

Nella giornata di oggi ci può aiutare questo passo tratto da una preghiera di donTonino Bello che pone l’accento sulla necessità di affidarci allo Spirito di Dio per interpretare e vivere al meglio il nostro tempo.

Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca,
torna a parlarci con accenti di speranza.
Frantuma la corazza della nostra assuefazione all’esilio.
Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute. Dissipa le nostre paure.
Scuotici dall’omertà.

Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri.
E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e della
ingiustizia sono ospitate dai nostri cuori.

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