La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Turibio de Mogrovejo

s. Turibio de Mogrovejo

Giovanni 6, 45b-51
In quel tempo. Gesù disse ai Giudei:

 

”Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

 

In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

 

 

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Il passo di Vangelo odierno si colloca subito dopo la mormorazione, da parte dei Giudei, nei confronti di Gesù che aveva affermato di essere il pane disceso dal cielo.

Queste parole del Maestro erano apparse come una pretesa folle e scandalosa. Come poteva il figlio del falegname rivelarsi come disceso dal cielo?

Gesù reagisce chiedendo, in primo luogo, di astenersi dal mormorare: Lui sa che questo mormorio di parole, pregiudizi e cattivi pensieri impedisce ai Giudei di ascoltare quello che Dio dice al loro cuore.
E poi Gesù dichiara: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato…”. Ecco il mistero della fede: non basta l’intelligenza umana per discernere chi è veramente Gesù, ma occorre un’azione di Dio, colui che Gesù stesso definisce suo Padre.
Solo attraverso l’accoglienza di questo dono gratuito si può accedere a Gesù, attirati da questa forza divina.

Gesù si propone poi non come pane materiale, pur necessario, ma che serve per saziare solo momentaneamente la fame, ma come pane che nutre mente e cuore, che nutre le relazioni che instauriamo e senza le quali non possiamo vivere. Gesù propone la sua carne (cioè la sua vita, le sue parole e se stesso) come nutrimento che rende la nostra
fragile vita, eterna.

Come commenta don Giovanni Berti…credere è fidarsi che la vita di Gesù, il suo stile d’amore per il prossimo, la sua capacità di avvicinare tutti e di donarsi, alla fine rende la nostra vita concreta, piena, eterna. Se ascoltiamo il cuore, là dove Dio parla e istruisce, tutti sentiremo che nell’amore sta la vita vera. Se ascoltiamo il profondo di noi stessi e leggiamo il Vangelo non possiamo che sentire una profonda sintonia con l’uomo di Nazareth che si presentava con la concretezza e la fragilità di ognuno di noi, ma aveva dentro tutto Dio.

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