Marco 9, 33-37
Il Signore Gesù e i discepoli giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
#servizio #beatitudine
Che meraviglia Gesù: osserva e si interessa dei pensieri dei suoi apostoli. Ha a cuore di essere per loro un Maestro per insegnare loro a vivere in pienezza.
Riferisce loro che stanno mancando il bersaglio, che danno importanza a ciò che non può garantire la gioia.
Gesù mette il dito nella piaga proprio laddove i discepoli sono tentati a far emergere il proprio ego: cerca di purificare le loro aspettative, volte ad affermare il proprio potere sugli altri e li sprona a dirigere le loro energie sulla strada del servizio agli altri.
La Sua Parola giunge fino a noi, che spesso siamo indotti ad imporre agli altri il nostro punto di vista e a farci riconoscere come i migliori. Gesù invece ci invita a vivere di umiltà e ad essere capaci di lasciarci condurre con fiducia di bambini dalla Sua Parola e da ciò che ha preparato per noi, perché proprio lì potremo fare esperienza di beatitudine.
Ci richiama ad affidarci anche quando la sua proposta sembra un salto nel vuoto, consapevoli che la sua mano non ci abbandonerà. Fare ciò ci aiuterà a lasciarci plasmare e a riconoscere che lo stile che siamo chiamati ad assumere è quello del servizio sul modello del Maestro.
Don Tonino Bello in una sua riflessione riferisce “Farsi ultimi significa, soprattutto, conoscere i meccanismi perversi che generano sofferenza”.
È l’essenza dell’invito di Gesù a mettersi a servizio di chi incontriamo sul nostro cammino, accogliendoli e sostenendoli nell’affrontare le loro fatiche per poterli liberare dalle catene che impediscono loro di gioire e gustare la vita.
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