La bellezza è negli occhi di chi contempla

Sabato della II settimana di Quaresima

Sabato della II settimana di Quaresima

Marco 6, 1b-5

In quel tempo. Il Signore Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?

 

Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».

 

 

Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.

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Una pagina di Vangelo, quella di oggi, che riguarda la nostra fede e la nostra disponibilità a credere.

Gesù torna a Nazaret, la sua patria, dopo molto tempo trascorso altrove e gli abitanti del villaggio stentano a riconoscerlo anche se la sua fama lo ha preceduto. La prima reazione è di stupore e ammirazione ma subito dopo si interrogano sull’identità di Gesù, come già avvenuto nella sinagoga di Cafarnao: la risposta potrebbe essere quella di un’adesione a Gesù nella fede. Al contrario lo rifiutano perché intravedono in Lui nulla di straordinario, lo trovano troppo umano al punto di “scandalizzarsi” di Lui!
Dunque, un ritorno deludente proprio nella sua patria.

Gesù riconosce il suo fallimento apertamente, si mette a curare i malati lì presenti ma non opera prodigi, perché il miracolo avviene solo quando il testimone è disposto a passare dall’incredulità alla fede. Gesù è ridotto all’impotenza, non può neanche fare il bene perché manca il requisito minimo, la fede in Lui da parte dei presenti. E’ difficile fare agire la Grazia davanti ad un pregiudizio perché esso è la superba convinzione di conoscere già, di sapere già e di non aspettarsi nulla se non ciò che si crede già di conoscere. Se si ragiona con il pregiudizio, Dio non può fare molto perché Dio non opera facendo cose diverse ma suscitando cose nuove in quelle che sono le stesse cose di sempre della nostra vita.

Se da una persona amata che ci sta accanto non ci aspettiamo più nulla e su di lei abbiamo costruito un pregiudizio, Dio non può operare alcun cambiamento in lei perché noi abbiamo deciso che non può esserci. Ci aspettiamo una persona nuova ma non una novità nella stessa persona di sempre che amiamo. La Parola di oggi ci fa capire che ciò che può fare da impedimento alla Grazia di Dio non è innanzitutto il male ma l’atteggiamento di pregiudizio e di chiusura con cui spesso guardiamo chi incontriamo nella nostra vita.

Chiediamo al Signore, in questo tempo di Quaresima, di saper accogliere la sua Parola e di cambiare il nostro cuore passando dal pregiudizio all’ascolto e all’accoglienza.

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