Matteo 11, 25-30
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
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Il contesto del passo di Vangelo di oggi è pesante: nella prima parte del Cap. 11 si evidenzia l’esistenza, intorno a Gesù, di un clima di tensione e di contraddizioni poste
attorno alla sua persona. Dalla prigione Giovanni Battista esprime un dubbio sul Maestro al quale Gesù risponde rinnovando la fiducia in Giovanni, percependo tuttavia che c’è chi si interroga su chi Egli veramente sia.
In questo momento di prova nel ministero di Gesù, momento in cui sono possibili lo scoramento ed il senso di fallimento, Lui fa sgorgare dal suo cuore un inno di lode gioiosa e convinta al Padre al quale si rivolge con grande tenerezza.
E Gesù ringrazia il Padre per aver nascosto queste cose ai sapienti e averle rivelate ai piccoli…:questo passo evangelico ci fa intuire che le cose rivelate non si possono
ingabbiare in una dottrina, non costituiscono un sistema di pensiero.
Gesù è venuto per comunicarci la tenerezza di Dio, nucleo originario del suo insegnamento: il nostro Dio è al fianco dei piccoli, i piccoli di cui è pieno il Vangelo cioè i poveri, i malati, le vedove, i bambini, peccatori, gli ultimi della fila.
Sono, come ripete papa Francesco, tutti coloro che abitano le periferie del mondo e che hanno colto la tenerezza di Dio.
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”… Gesù viene e porta il ristoro della vita, mostra che è possibile vivere meglio, per tutti. Così commenta padre Ermes Ronchi…
il Vangelo è il sogno di rendere più umana e più bella la vita…nominare Cristo, parlare di Vangelo, celebrare la Messa deve equivalere a confortare la vita affaticata, altrimenti sono gesti e parole che non vengono da lui. Le prediche, gli incontri, le istituzioni, devono diventare racconti d’amore, altrimenti sono la tomba della domanda dell’uomo e della risposta di Dio…
“Imparate da me”… è un impegno rivolto ai cristiani di ogni tempo. Siamo invitati ad imparare dal modo di essere di Gesù che è privo di arroganza. E il suo giogo è leggero
perché questo giogo è in realtà l’amore: è un affettuoso invito a prenderci cura di noi stessi, degli altri e del creato, diffondendo la tenerezza di Dio a partire dai piccoli che sono le colonne segrete della storia e del mondo.
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