La bellezza è negli occhi di chi contempla

Sacramenti 2.0

Sacramenti 2.0

Ormai sono diversi anni che non partecipo più attivamente alla vita parrocchiale, mi considero una fedele Freelance non legata ad una singola comunità ma che si sente parte comunque di una realtà più grande e per certi versi priva di etichette specifiche, anche se ammetto questo mi colloca più ai margini o meglio nella fascia di chi “usufruisce” più che tra quelli che fanno “servizio” .

La mia ultima esperienza parrocchiale è stata quella di occuparmi della catechesi dei bambini nel nuovo cammino di iniziazione cristiana promosso dalla mia diocesi, al fine di rendere tutta la famiglia più partecipe di questo cammino. Già in quegli anni avevamo modificato gran parte dei nostri incontri con momenti riservati ai genitori ed occasioni trasversali che impegnassero anche i pre-adolescenti nel fare catechesi ai più piccoli.

A distanza di tempo mi rendo conto che molto è cambiato nella catechesi in questi ultimi 15 anni, recentemente sbirciando nel foglietto parrocchiale, sempre della mia parrocchia di origine, si chiedeva un riscontro alle famiglie al fine di migliorare la proposta e far fronte ad una realtà ormai nota a molti fatta di “tappe sacramentali” fino alla Cresima ed a volte ultimamente anche alquanto latitante in questo.

 

Recentemente ho avuto modo di partecipare a un nuovo modo di celebrare i Sacramenti, tant’è che parlando con alcuni amici ho usato il termine Sacramenti 2.0”.

A Maggio c’è stato il battesimo di Leonardo, il figlio di una mia amica, celebrato da un sacerdote amico dei genitori e che ha trascorso alcuni anni in missione in un paese dell’America latina. Forse complice quegli anni vissuti in un contesto dove la realtà familiare è piuttosto complessa con “madri soltere” che crescono da sole i figli, anche con padri differenti, e con non poche difficoltà economiche e sociali, che  tuttavia portano avanti una Fede domestica colma di fiducia e speranza, posso dire che è stato un battesimo che ha “scombussolato” un po’ la tradizione: iniziato un’ora dopo, per un malinteso organizzativo. La sacrestana non si è risparmiata in commenti ed atteggiamenti di disappunto, mentre il sacerdote è rimasto impassibile, rispondendo agli atteggiamenti di stizza della sacrestana in modo calmo e pacato e tranquillizzando il papà di Leonardo (arrivato prima per gestire un piccolo coro improvvisato di amici) dicendo che se fosse stato necessario il battesimo si sarebbe ugualmente svolto anche nel parco antistante la chiesa.

I vari momenti del rito del battesimo sono stati un po’ rivisitati, vissuti nella partecipazione collettiva dei presenti tant’è che è stato anche difficile capire chi era padrino/madrina del piccolo Leonardo.

Forse eravamo tutti noi presenti corresponsabili nell’accoglienza e nel supportare nel cammino di fede di Leonardo?

La firma dei registri è poi avvenuta nei pressi di un’aiuola per non intralciare la sacrestana troppo scombussolata da così tante novità e forse anche i più “pratici” delle celebrazioni sono stati un po’ scioccati dalle molteplici originalità di questo rito.

In questi giorni c’è stata poi la Prima Confessione di mia nipote, rimandata di quasi due anni per ovvie ragioni di pandemia. Anche questa è stata una occasione per accostarsi ad un nuovo modo di vivere la riconciliazione. Un momento di festa, appunto la festa del perdono, animata da un dialogo tra bambini e genitori disposti in cerchio attorno al cero pasquale. Si è voluto trasmettere a grandi e piccoli cosa vuol dire riconciliare.

E’ stata una celebrazione ben diversa da quanto avevo vissuto io da piccola, il sacerdote stesso ha detto che un dialogo a “tu per tu” può nascere solo se si sperimenta personalmente l’Amore incondizionato di Dio per noi e quale prima palestra di tutto ciò se non quella di casa? Dove allo stesso modo anche mamma e papà possono sperimentare e testimoniare lo stesso?

Riconciliare, era scritto in un libretto dell’azione cattolica ragazzi, vuol dire “mettere di nuovo assieme”, due realtà che da sole non avrebbero senso di esistere se separate come un arcobaleno. E’ questa l’immagine che ho voluto regalare a mia nipote a ricordo di questo momento: lei stilizzata che può riunire i capi di un arcobaleno e così ricominciare … ad amare e gustare completamente la gioia di essere amati da Dio.

Forse è questo il compito che deve perseguire la Chiesa, con tutti i mezzi a disposizione, anche innovativi e sbalorditivi, che vanno oltre la tradizione ma che sa comunque essere Chiesa che accoglie.

Ilaria S.

 

 

 

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