Testa recisa di San Giovanni Battista
Marco Palmezzano (Forlì, 1459 – Forlì, 1539)
Olio su tavola
Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea […], la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
La citazione è tratta dal Vangelo di Luca, ma, oltre agli evangelisti, anche lo storico Flavio Giuseppe (37 d.C. – dopo il 100 d.C.) nelle sue Antichità Giudaiche testimonia la predicazione del profeta, che si distingueva per la sua vita ascetica (“Io sono puro, perché lo spirito di Dio è penetrato in me, e nutro il mio corpo con canne, radici e trucioli” scrive lo storico, attribuendo questa frase proprio a Giovanni) e per le sue parole che invitavano alla conversione e annunciavano la salvezza.
Giovanni è l’unico santo del quale si celebra sia la nascita (24 giugno) che il martirio (29 agosto); molto venerato dagli ordini religiosi, è considerato patrono dei monaci.
Proprio da un ambiente monastico, la chiesa dei Frati Minori Osservanti di Cotignola, proviene la piccola opera di cui parliamo oggi, la “Testa recisa di Giovanni Battista”, databile attorno al 1490, dell’artista forlivese Marco Palmezzano e arrivata alla Pinacoteca di Brera nel 1811. Solitamente entrando nelle chiese o visitando musei, siamo abituati a vedere opere di grande formato: pale d’altare, polittici o scene sacre rappresentate su grandi tele. In questo caso, il dipinto misura pochi centimetri: è una tavoletta di neanche 30 cm per 36. Un’opera così piccola poteva far parte di una composizione più grande, oppure, altra ipotesi ugualmente accreditata, era un dipinto a sé stante, da impiegare per la devozione personale. Piccole raffigurazioni della testa del Battista, infatti, venivano utilizzate dalle compagnie o confraternite della Morte per il conforto spirituale dei condannati alla pena capitale.
Osservate l’opera per qualche istante: quali impressioni vi suscita? Pietà, compassione, orrore? Sicuramente l’immagine non lascia indifferenti: rimaniamo colpiti sia dal realismo (il rivolo di sangue che sgorga dal collo), sia dal volto composto del santo, più vicino ad un dormiente che ad un martire e siamo invitati alla preghiera e alla meditazione.
Arianna Mascetti
Immagine tratta da https://catalogo.beniculturali.it/
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