Gv 16, 12-15
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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Se è vero che spesso ci appelliamo al fatto che la Trinità è difficile da spiegare e capire (lo possono confermare alcuni miei studenti di Seconda), oggi mi pare che la liturgia ci semplifichi la vita. È talmente chiaro che si parla di un Padre, un Figlio e di Spirito, che non possiamo non capirlo!! (almeno provarci..)
E in questo brano ci si sofferma sullo Spirito, che non fa cose strane, invece “prenderà quel che è mio e ve lo annuncerà” e “tutto ciò che il Padre possiede è mio” (v.15), dice il Figlio.
Mi chiedo cosa sia il “possesso” del Padre, ma non trovo altra risposta che l’Amore: che cosa si ha che si può donare senza perderlo? Sembra un gioco di parole, ma in realtà è il gioco della condivisione stessa, è l’amore che cresce donandolo! E non è più “mio” o “tuo” e soprattutto non va perso! E questo legame e dono è lo Spirito di Dio!
Non è molto diverso dall’immagine della teofania presente nel brano di Esodo 3, un roveto che brucia ma non si consuma: un altro modo per dire l’Amore di Dio. Uno “spettacolo” da vedere da vicino, pensa Mosè.
“Luce di Verità, fiamma di Carità, Vincolo di Unità, Spirito Santo Amore. Dona la libertà, dona la santità, fa’ dell’umanità il tuo canto di lode”, dice uno dei canti significativi “recenti” sullo Spirito (e su Maria).
E il testo di questo canto ci racconta bene gli effetti concreti e reali di questo Spirito, in qualche modo già preannunciato da sempre, anche al popolo di Israele (Esodo 3): lo Spirito illumina, rende liberi, crea legami che resistono al di là del tempo e delle circostanze della vita, rende figli e popolo.
Israele è popolo costituito da figli di Dio: Dio non ha voluto lasciarli schiavi in Egitto! Dio non si fa conoscere come padrone ma Padre! Anzi non uno qualunque ma “Io sono il Dio di tuo padre” dice a Mosè (Esodo 3,6), “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe” (v.15): di generazione in generazione, di padre in figlio, è Colui che c’è, è (v. 15 “Io Sono colui che sono”). È uno di famiglia!
(Proprio questa settimana, forse casualmente, si è celebrata la giornata dei fratelli e delle sorelle, che “mio fratello” Angelo ci ha ricordato nell’Adoro il Lunedì)
Poiché il nostro Dio è uno che non sta solo, ma vive di relazione, la domanda che oggi mi accompagna (e già nata affrontando il tema dei LEGAMI nella famosa classe Seconda) è: ma io che tipo di rapporti costruisco? Le mie relazioni su cosa si fondano? Rifletto il mio essere fedele nel Dio che è Trinità, legame di Comunione?
Pregando il “Padre nostro”, oggi ringraziamo per l’eredità di figli adottivi che ci ha lasciato Gesù, morendo risorgendo ascendendo al Padre! Come abbiamo celebrato settimana scorsa a Pentecoste, per non lasciarci soli ci ha donato lo Spirito.
Per vivere da figli di Dio, allora, credo che l’invito sia costruire legami di libertà e amore, curare la famiglia umana, donando a nostra volta ciò che abbiamo ricevuto: l’amore del Padre, che si fa gesto concreto di carità, pane condiviso e spezzato con tutti; pregare per la PACE: Lo Spirito ci renda forti per costruire legami di pace in ogni nostro ambiente e nella nostra cara vecchia Europa! Prego perché la Chiesa torni ad essere unita! Una preghiera anche a tutta la AC perché sia casa di sinodalità e relazioni fraterne.
La fraternità è davvero il segno qua dell’unione trinitaria che si vive lassù!
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