L’altro giorno mi sono svegliato alle 8.11. Uno potrebbe dire: be’ presto, bravo. Altri direbbero: beato te, io alle 6. Altri ancora: chissenefrega. Il senso cambia completamente se si considera che sono un insegnante. Alle medie, che iniziano alle 8. E avevo la prima ora – se non fosse già chiaro.
A quel punto, dopo un tentativo disperato di negare la realtà, chiamo la segreteria mentre mi vesto, lavo la faccia e ripeto ossessivamente un paio di parolacce. Non risponde. Chiamo anche la vicepreside, nonché mia collega di matematica. Non risponde. Riprovo con entrambi, la segreteria risponde e mi dice, neutra: «Ah ok, allora sta arrivando». Fine comunicazione. Mentre corro giù dalle scale verso l’auto, arriva un audio messaggio della vicepreside. Lo ascolto dopo, mi dico, ora non c’è tempo per i rimproveri.
Piccolo flashback. Erano giorni che spesso qualche collega scriveva di essere uno o due minuti in ritardo. Poco male: un bidello o un altro docente avrebbe badato alla classe per quella manciata di tempo. All’ennesimo messaggio, la vicepreside aveva mandato un rimprovero sul gruppo della scuola, perché «non è possibile fare tutti questi ritardi, dovremmo essere a scuola almeno dieci minuti primaaa!!!».
Secondo piccolo flashback. Quando non sono in ritardo, vado a scuola in bicicletta. Il giorno prima della mancata sveglia, avevo partecipato al concerto di Natale della scuola. Era finito alle 20 circa. La vicepreside, vedendomi andare via, mi aveva detto: «Ma tu torni in bici? Fai quella strada buia in bici? Sta’ attento, per favore!».
Presente. Entro a scuola e vado nella mia classe. Non c’è nessuno. Sono stati divisi nelle altre aule. Vado in aula docenti: non c’è nessuno. Non posso rinviare oltre l’ascolto dell’audio della vicepreside. Cito: «Andrea, so tutto, non ti preoccupare, ascolta, non so come non ho sentito la tua chiamata. Comunque, so tutto, tranquillo, ormai vieni tranquillamente per la seconda ora, se hai bisogno chiama».
Ma dove ero finito? Era un mondo al contrario? Neanche una piccola strigliata? Forse questo è un punto poco chiaro a chi non lavora a scuola. Gli orari sono la legge suprema: non puoi arrivare due minuti in ritardo, perché questo significa due minuti di non sorveglianza in cui può accadere di tutto, e l’immaginazione di un docente sa immaginarsi cose terribili. Poi ho scoperto. La segreteria aveva già chiamato la vicepreside per avvisarla che io non ero arrivato. Per questo non rispondevano. La vicepreside, sapendo del mio tragitto in bici, si era spaventata. Aveva pensato che mi fossi fatto male e, per questo motivo, non mi ero presentato senza avvisare. Quando poi ha saputo, sempre dalla segreteria, che avevo comunicato una semplice sveglia ignorata, si è sentita sollevata.
La Bella Notizia è che la performance non è tutto. Anche sul lavoro, dove capita di guardare solo a quello che si è ottenuto e a quello che non si è raggiunto, c’è spazio per un’umanità, un filo più profondo, che lega le persone nella vita. Lavorare dove sai che qualcuno si preoccupa per te, per te uomo e non per te docente, è bello, caldo e anche stimolante. La Bella Notizia è che lo possiamo fare tutti, tutti possiamo guardare alla persona intera e non solo alla sua faccia in giacca e cravatta. Sarà come un’Epifania: non pensare che tutta la verità sia quella che sta lì sotto i nostri occhi.
Detto ciò, ora la mia sveglia è impostata sul suono di una nave in partenza. Credo che i vicini mi odieranno.
Andrea
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