La bellezza è negli occhi di chi contempla

Second hand

Second hand

  1. Qualche tempo fa passeggiando per una via in centro a Milano, mi sono lasciata incuriosire da una vetrina di un negozio di abbigliamento che sembrava avere qualcosa di particolare e differente dai tanti altri negozi circostanti. Mi sono allora avvicinata e ho così capito che si trattava di un negozio cosiddetto “second hand”.
 
Mi sono quindi incuriosita di questo argomento e ho iniziato ad informarmi sul “second hand” e in generale sulla sostenibilità nel settore dell’abbigliamento, scoprendo così che è un mondo molto vasto e (almeno per me) sconosciuto per tanti aspetti.
 
Innanzitutto ho scoperto che il settore dell’abbigliamento è uno dei settori che contribuisce maggiormente all’inquinamento del nostro pianeta. In particolare, la cosiddetta “fast fashion”, ossia quelle catene che vendono abbigliamento a poco prezzo e che seguono sempre nuove mode, è uno dei fattori che hanno maggiori impatti negativi sull’ambiente.
 
Per farci un’idea di questo, basta pensare che per realizzare una t-shirt servono 2700 litri di acqua o che l’acqua necessaria a produrre un paio di jeans è equivalente al fabbisogno di acqua per 100 giorni di vita di una persona che vive in occidente e di un anno di una persona che vive nel sud Sahara.
 
 
Oltre a questo molto spesso nel settore dell’abbigliamento “a basso prezzo” vengono utilizzati coloranti nocivi per l’ambiente (questo è ancor più vero per i coloranti utilizzati per i jeans) e come manodopera vengono impiegate persone sotto-pagate e che lavorano in condizione di sicurezza assolutamente precarie.
 
Dimostrazione di questo è stato il crollo di una fabbrica in cui venivano prodotti capi per molti marchi di fast fashion, venduti anche in Italia, che è avvenuto nel 2013 a Dacca, capitale del Bangladesh, nel quale purtroppo sono morte 1.134 persone.
 
E quindi noi cosa possiamo fare per tutelare il nostro pianeta, pur continuando a vestirci, possibilmente senza dover rinunciare a qualche capo che ci faccia sentire bene? Con un po’ di attenzione, si possono sicuramente fare scelte più consapevoli.
 
In primo luogo, si può scegliere di comprare qualcosa in meno ma di maggior qualità (anche se purtroppo non sempre capi costosi corrispondono a capi “sostenibili”) e utilizzare a lungo questi capi, riparandoli se si rovinano leggermente anziché buttarli subito via appena si sgualciscono.
Oppure si può acquistare abbigliamento presso i “second hand”, che ora ho scoperto essere negozi nei quali si vende abbigliamento “di seconda mano”, ossia già utilizzato da qualcun altro che, non utilizzando più questi capi, ha deciso di rimetterli in circolo e rivenderli ad un prezzo più contenuto.
 
In modo simile anche online ci sono tante App che permettono di acquistare capi usati ma ancora in ottime condizioni e utilizzabili. Oppure ancora è possibile, anche se non sempre facile, cercare negozi che vendano abbigliamento più sostenibile come negozi del commercio equo-solidale o piccole botteghe artigianali.
 
Come sempre, sta a ciascuno di noi fare scelte sempre più attente e consapevoli, imparando un poco alla volta, per aiutare ad avere un pianeta sempre un po’ più pulito
 
Francesca
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