Mt 13, 47-52
Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella
fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
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Il brano di oggi richiama alla mia memoria altri passi di Vangelo. Vorrei condividere le immagini che percorrono la mia mente, quasi come se fossero flash che abitano i pensieri:
– mentre i pesci del mare tolti dall’acqua muoiono, gli uomini raccolti dall’acqua vivono; questa frase mi sovviene proprio dalle tante notizie che arrivano
in questo tempo dalle coste del nostro Paese
– nella rete della nostra vita entra un po’ di tutto e la stessa vita spirituale non ha un percorso lineare; per questo motivo siamo in costante relazione con il Padre che ci accoglie nel perdono e ci dona la grazia ogni giorno di rialzarci
– la nostra responsabilità non è di osservare e giudicare la vita degli altri, ma di discernere in noi stessi, per raccogliere ciò che è buono, facendolo fruttificare, e allontanare da noi quanto vi è da lasciare andare: alla fine, rimarrà solo il bene!
– con la mia vita posso diventare anch’io “scriba del regno dei cieli”, capace di testimoniare nell’ordinario una notizia che si rigenera.
1. Quale urgenza di conversione sento nella mia vita quotidiana?
2. Che nome do oggi al bello che metto in circolo nelle relazioni?
3. Responsabilità e intensità nella vita cristiana: lascio agire la grazia nelle mie azioni e nei miei comportamenti?
Guidami per il sentiero dei tuoi comandamenti,
poiché in esso trovo la mia gioia.
Inclina il mio cuore alle tue testimonianze
e non alla cupidigia.
Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità
e fammi vivere nelle tue vie
(Salmo 119)
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