Ecco quando un’esperienza diventa sorgente di vita nuova.. Parto da un racconto personale.
Erano anni che non partecipavo all’esperienza del “campeggio” in montagna con i ragazzi dell’oratorio! Eppure nonostante il tempo trascorso tutto è rimasto uguale: valigie fatte, pullman e tanti bambini con lo zaino in spalla pronti a lasciare i genitori per questa esperienza, per tanti di loro nuova!
E così prende vita la bellezza della semplicità dello stare insieme, del conoscersi, dello staccarsi dai nostri ritmi quotidiani.
Don, educatori, volontari e ragazzi sotto lo stesso tetto per una settimana condividendo ciò che di più semplice si ha: se stessi.
Ci si mette in gioco. E si cresce. Divertendosi con le mille proposte degli animatori.. tra torce al buio, pennelli, giocooni come il cluedo, musica e momenti di preghiera e di riflessione.
E tutto questo senza cellulari (eh si, difficile a credersi ma a quanto pare per nulla impossibile!).
Si cresce riflettendo attraverso la preghiera e i momenti formativi, ma si cresce anche facendo, condividendo non solo gli spazi della propria quotidianità, ma anche le proprie emozioni, pianti, fatiche e risate.
In questo la scelta della montagna aiuta sempre molto, perchè anche se guidata da una sorta di tradizione, il suo luogo è un terreno fertile per creare legami, soprattutto camminando fianco a fianco durante le gite.
Anche per gli educatori è un’esperienza indescrivibile in cui non si sa mai cosa aspettarsi. È bello conoscere nuovi bambini, diventare il loro punto di riferimento e accompagnarli per questi giorni.
Ricordo come ogni volta, al termine di questa esperienza, ci fosse sempre qualcuno che piangeva. Ci si sente in qualche modo un po’ cambiati, stanchi e carichi di un bagaglio di emozioni da portare a casa, ma soprattutto un po’ più vicini a quel Gesù cui, passo dopo passo, attraverso Messe e adorazioni, abbiamo imparato a voler sempre più bene!
Vivendo con intensità questi pochi giorni sembra di tornare ancora una volta bambini, come aver bevuto un sorso da quella sorgente di felicità che Gesù tanto aveva predicato nel suo Vangelo:
«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». Giovanni 4,13-14
E alla fine, rieccoci sul pullman sulla via di ritorno.
E forse è proprio questa la grande sfida: il rientro nella nostra casa, nella nostra quotidianità.
Come ci succede in un’esperienza che ci emoziona, che ci forma e ci cambia, la sfida è continuare a portarla nel cuore, condividendola non solo con i nostri cari, ma anche facendola riecheggiare nei nostri giorni. Facendo si che non rimanga un semplice e bellissimo ricordo, ma che diventi un nostro nuovo punto di partenza e trampolino di lancio. Una fonte di motivazione per il nostro agire.
E infine penso.: chissà se resisteranno queste esperienze… se anche i bambini che stanno nascendo ora o che devono ancora venire al mondo avranno questo dono che abbiamo ricevuto anche noi? Ci saranno ancora volontari a sostenere queste esperienze? Penso proprio stia a ciascuno di noi fare il proprio pezzetto e mettersi in gioco.
In oratorio, in parrocchia, nelle varie associazioni, di qualunque genere esse siano.
L importante è ricordarsi di darsi da fare e donarsi. Sempre! A dieci, venti e anche ottanta anni!
Non esiste tempo migliore per mettersi in gioco se non questo, in cui sei e vivi ora.
Che parolone.. cosi facili da scrivere ma così difficili da concretizzare! Per me stessa in primis!
E quindi lasciamoci spronare e provocare dalle parole di Papa Francesco che ancora una volta ci vengono in aiuto:
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.”
Solo abbeverandoci in quella Sorgente riusciremo a capire il senso profondo di queste parole del Papa e il conseguente concreto agire che ne scaturirá!
Giulia
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