Dal dizionario Treccani, la parola “sovrabbondanza”, è definita così: abbondanza eccessiva, grandissima disponibilità, tale da superare il fabbisogno.
Da tempo mi accarezza una sensazione simile, di abbondanza eccessiva e di disponibilità che supera il bisogno, rispetto a tutto ciò che possiedo e che riempie la mia vita e più concretamente la mia casa. Quanti abiti ho nell’armadio? Quanti oggetti in giro per casa? Quante cose ho comprato con l’illusione che rispondere a un bisogno?
La società in cui viviamo ci spinge spesso in questa direzione, la percorriamo comprando continuamente cose che accumuliamo e che il più delle volte poco hanno a che fare con un nostro bisogno. Credo sia un meccanismo inconsapevole, un flusso in cui siamo assorbiti e di cui potrebbe
essere interessante divenire consapevoli.
Un percorso di consapevolezza in questo senso può aiutare a vivere con maggiore responsabilità la dimensione consumistica che ci circonda ma può anche aiutarci a vivere la dimensione della sovrabbondanza da un altro punto di vista, meno ripiegato su noi stessi e più aperto all’altro.
La sovrabbondanza che viviamo negli oggetti e nelle cose possedute può essere motivo e origine di gesti e azioni di solidarietà, di condivisione con i più poveri, come ci raccontano le testimonianze quotidiane dell’ultimo mese, durante cui tanti hanno deciso di condividere con i rifugiati, il di più che si possiede.
In questo periodo pasquale, l’ulteriore punto di vista sulla sovrabbondanza che possiamo riscoprire, credo possa essere quello legato ai valori di umanità e vicinanza, spesso in ombra e a cui siamo chiamati a tornare come cristiani e come società.
Costa fatica a volte, avvicinarsi al prossimo riconoscendo sempre un fratello e una sorella, meritevole della nostra attenzione e del nostro amore,
ma il “surplus” che abbiamo come cristiani, dobbiamo imparare a riconoscerlo e raccoglierlo nella fede e nell’amore che Dio ha destinato a noi e che spesso, io per prima, dimentico di avere come dono nella mia vita.
Impariamo a metter in circolo la sovrabbondanza di amore che abbiamo nel nostro cammino di cristiani e qualora ci sia difficile concretizzarlo in gesti e azioni, ricordiamoci del valore infinito e sorprendente della preghiera, come in una pagina tratta dal libro “La crepa e la luce” , scritto da
Gemma Calabresi, mi ha ricordato stamattina.
“Ecco perché ce l’ho fatta, per l’amore che non sapevo.”
Isabella
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