La bellezza è negli occhi di chi contempla

ss. arcangeli Michele Gabriele Raffaele

ss. arcangeli Michele Gabriele Raffaele

Lc 1, 8-20. 26-33
In quel tempo. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.

Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni».

L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

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La liturgia odierna ricorda, anche nel rito romano, la festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

Ho scoperto e amato profondamente questi nomi e le misteriose figure alle quali si riferiscono, durante un pellegrinaggio in Terrasanta nel 1995. Sono diventati i nomi di due dei miei figli. Due brani a scelta ci propone oggi la liturgia ambrosiana, il primo è in comune con il rito romano e narra l’incontro di Gesù con Natanaele (Gv 1, 47-51). Il secondo, assai corposo, è tratto dal Vangelo di Luca. Ciò che accomuna questi brani è la narrazione della missione affidata a questi Arcangeli, dei quali si fa menzione nella sacra Scrittura in ambiti differenti, dall’Antico Testamento all’Apocalisse.

L’etilmologia di questi nomi è stata la cosa che, in origine, mi ha colpito: Gabriele, “forza di Dio”; Michele, “Chi come Dio?”; Raffaele, “Dio ha guarito”.

Nel brano di Luca emerge l’azione di Gabriele, principalmente noto per aver portato l’annuncio alla Vergine Maria, ma come abbiamo letto nella prima parte, è annunciatore di una nascita prodigiosa avvenuta poco prima di quella di Gesù, ovvero quella di Giovanni Battista, il precursore. (che ci accompagna in tutto questo tempo liturgico ordinario).

E’ affascinante rileggere la Storia sacra, scoprire queste luci che illuminano vari angoli di un immenso “puzzle” che accompagna l’umanità dalla sua creazione e continua a confermare una verità davvero consolante: Dio ha creato l’uomo per amore e da quel momento non lo ha più lasciato! Ha continuato a farsi presente nella storia nei momenti più bui o in quelli più gloriosi, intervenendo a volte attraverso queste presenze misteriose delle quali la Scrittura ci parla, i Santi Arcangeli o gli angeli.

La missione di questi tre Santi Arcangeli è la prova dell’azione del Padre attraverso di loro: ciascuno adempie al proprio compito “portando” il Signore Dio, “parlando” nel nome Dio, “guarendo” per opera di Dio, “lottando” contro il male per affermare la supremazia dell’amore di Dio… Solo per Dio, mai per propria gloria.

 

La materna attenzione della tradizione cristiana ci consegna dunque queste figure, forse misteriose, che secoli di arte figurativa, e non solo, ci hanno “iconizzato” in un certo modo: ma quello che possono generare nella nostra esperienza quotidiana, spesso satura di fatica e a volte arida di speranza, è uno sguardo più ampio, verso l’infinito, verso l’alto, un respiro che ci libera e che ci fa sentire accompagnati e sostenuti in ogni momento.

Se ci pensiamo seriamente, tutti ne abbiamo fatto esperienza nella nostra vita, non è fantasia o suggestione, è riconoscere una presenza per camminare più spediti e rinfrancati verso il destino buono che ci ha creati.

A te cantiamo, Signore, davanti ai tuoi angeli.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. (Salmo 137)

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