ss. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Luca 2, 28b-32

In quel tempo. Simeone accolse il bambino Gesù tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

 

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,

 

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

 

preparata da te davanti a tutti i popoli:

 

luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

#Simeone #ad-tendere #SpiritoSanto 

Il protagonista del breve brano odierno è il vecchio Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Queste le sue caratteristiche: è un uomo semplice ma “giusto”, abitato dallo Spirito Santo e proprio per questo è un uomo che attende qualcosa. Anche se anziano, la sua vita sembra non aver raggiunto il proprio compimento se non riconoscendo la presenza del “Messia del Signore”.

Primo insegnamento da portare nella nostra vita: attendere, non come un’inquietudine sterile carica di nervosismo, bensì come una tensione verso qualcosa (ad-tendere) di grande, come la manifestazione di Dio nella nostra esistenza; sembrano due atteggiamenti identici, ma mentre il primo è condizionato dalla nostra pretesa, il secondo è illuminato dallo Spirito Santo.

Simeone accoglie quel neonato tra le braccia: è un bambino come tanti che avrà visto entrare nel Tempio, con due genitori come tanti, confondibili tra le tante coppie che venivano a compiere i riti di purificazione prescritti dalla legge. Come ha potuto riconoscerlo?

Il Vangelo ci dice, qualche versetto prima, che lo Spirito Santo era su di Lui. Ecco la condizione: lasciarsi guidare dallo Spirito Santo ci permette di vedere, di riconoscere, di arrivare al tempio nel momento giusto mentre sta passando la Salvezza attraverso le sembianze di un bambino in braccio a Sua madre.

Non smettiamo, all’inizio di questo anno giubilare, di invocare lo Spirito Santo perché “sia su di noi” e ci permetta di avere occhi per riconoscere e braccia per accogliere il mistero di Cristo che viene a visitarci.