Luca 12,32-34
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina, fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro
non arriva e tarlo non consuma.
Perchè, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
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Continua il cammino di Gesù verso Gerusalemme, là dove si compirà la sua missione.
Gesù sa che cosa lo attende perché cresce intorno a lui l’ostilità della gerarchia religiosa, mentre la simpatia della gente sta calando perché non sembra realizzarsi quel Messia che pretendevano di trovare in Lui.
In questo contesto il Figlio di Dio pronuncia alcune parole che ancora oggi, come credenti, ascoltiamo con commozione: “Non temere, piccolo gregge…”. Sono parole di
consolazione: Gesù guarda la piccola realtà di coloro che lo seguono e si rivolge a loro con un linguaggio fraterno. Sono pochi discepoli, a volte anche ansiosi e perplessi: ma la promessa di Gesù “…al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno…” è rivolta proprio a questo piccolo gregge, a questa minoranza di persone lontane dagli appoggi del mondo, impotenti nei riguardi dei meccanismi che lo governano.
Questi “pochi” sono chiamati dunque da Dio a realizzare il Regno. Gesù ci rassicura: dentro la logica del Padre, a differenza di quella umana che ama le folle, la quantità e la potenza non sono garanzia di successo. Ma per comprendere, accogliere e vivere queste parole di Gesù occorre un totale ribaltamento del modo attraverso cui vediamo le cose.
Nella nostra vita, naturalmente, siamo portati a credere che l’essere numerosi, l’accumulare, il possedere siano la fonte della nostra “sicurezza”. Ma per assaporare la
gioia del dono del Regno occorre distaccarsi dai beni e condividerli.
Così commenta Enzo Bianchi…”occorre spogliarsi di ciò che si ha – beni, denaro, terra – non per disprezzo ma semplicemente per condividere con quanti non hanno e non
possiedono. Ognuno ha delle ricchezze, soldi, possessi, ma anche forza, tempo disponibile, doni personali. Basta condividere ciò con gli altri, che sono tutti fratelli e
sorelle. Solo così un discepolo, una discepola, diviene veramente tale, smette di avere due padroni, smette di porre se’ al centro della vita e non è più alienato all’avere, al
possesso, non è più tentato di mettere la fiducia e la speranza nelle ricchezze”.
E’ la radicalità del Vangelo da vivere nel nostro concreto quotidiano: il distacco dai beni richiede una conversione mai avvenuta una volta per sempre, ma che va rinnovata, giorno dopo giorno, nella convinzione che non possiamo servire a due padroni…
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