Giovanni 13, 12a. 16-20
In quel tempo. Quando ebbe lavato i piedi ai discepoli, il Signore Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.
Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”.
Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Gesù, al termine del suo gesto di umiltà e di servizio (la lavanda dei piedi), può esortare, con la forza dell’esempio, i discepoli al servizio vicendevole nella comunità cristiana. Se il Figlio di Dio si è abbassato tanto per amore dei discepoli, a maggior ragione essi devono servirsi reciprocamente.
Egli ha dato l’esempio che i suoi discepoli devono imitare. Gesù, con le Sue parole e il Suo comportamento ci istruisce ogni giorno, ma noi, oltre a essere poco attenti, ci perdiamo nelle nostre quotidianità e nelle nostre attività, dimenticando e a volte quello che ha detto Gesù.
Nel vangelo di oggi ci dice che non basta comprendere, ma bisogna mettere in pratica il Suo insegnamento. Questo ci fa comprendere che ogni nostro servizio, sia all’interno di una comunità, sia fuori, deve essere compiuto senza pregiudizi e con altruismo.
Quindi, tutto ciò che di bello facciamo, viene in primo luogo da Dio e in secondo luogo da noi.
Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto:
“La mia grazia rimane per sempre”
la tua fedeltà è fondata nei cieli. (Sal 88)
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