La bellezza è negli occhi di chi contempla

SS. Felice e Abbondio

SS. Felice e Abbondio

Luca 3, 15-18
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non
fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo:

 

 

«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.

 

Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

 

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Il popolo di Israele – afferma il testo – è in attesa. Il verbo che usa Luca, tra l’altro, secondo molti commentatori, non indica qui un’attesa piena di speranza, ma un’attesa timorosa, angosciosa, incerta (come quando attendevano Zaccaria fuori dal tempio).

Com’è la nostra attesa oggi?

Anche noi in fondo stiamo attendendo un periodo/tempo migliore, attendiamo che la pandemia finisca, attendiamo una “nuova” normalità … Come vive il nostro animo questa attesa?

“Tutti”, però, dice il Vangelo, sembrano aver frainteso il ruolo di Giovanni, che hanno scambiato per il Messia. È forse così grande il desiderio di novità da parte degli Israeliti da non saper vedere e ascoltare Giovanni in profondità? Oppure le loro attese sono così legate ai desideri personali da non saper cogliere i segni di un Signore che intreccerà le sue vicende con quelle della storia umana?

Giovanni chiarisce con decisione la sua posizione: egli è solo un profeta, sta preparando la strada al Messia. Egli è un segno da riconoscere, egli è colui che indica la strada della conversione per prepararsi all’incontro.

So riconoscere nella quotidianità della vita, delle relazioni, delle gioie e delle fatiche, la presenza discreta di Dio? La Sua Parola e la sua volontà si fanno sempre incontro attraverso segni, persone, situazioni … ho la capacità di riconoscerla?

Giovanni battezza con acqua, ma chiarisce che Colui che verrà, Gesù, battezzerà in Spirito, donerà il suo Spirito al mondo. Lo Spirito sarà un dono così grande da “pulire l’aia come con una pala”. Lascio che lo Spirito mi aiuti a discernere, a vedere i segni dell’amore di Dio, a fare le scelte corrette?

Lo Spirito consentirà di “raccogliere frumento”, perché chi si affida allo Spirito raccoglie molti frutti.
Ho questa docilità allo Spirito e lascio che mi guidi ad una vita donata? So riconoscere grazie allo Spirito quel tesoro che è contenuto, però, nei poveri vasi d’argilla della nostra umanità? So impegnarmi affinchè anche questo difficile tempo porti i suoi frutti?

Lo Spirito “brucerà la paglia” dice il testo, richiamandoci in qualche modo l’immagine del giudizio.
Chi intravede ciò che lo Spirito suggerisce, in effetti, non può trattenere o sopportare il male, ma fa di tutto per estirparlo ed eliminarlo. So riconoscere ciò che nella mia vita mi conduce al male ed eliminarlo con fermezza?

“Nella vita dello Spirito chi non va avanti, va indietro e chi non cammina guadagnando, cammina perdendo”.
San Giovanni della Croce. Salita al monte Carmelo.

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