Meraviglia della meraviglie !
Oggi desidero parlarvi di come la pubblicazione, risalente ad alcune settimane fa, di una nostra “bella notizia” sia stata, a sua volta, causa di un avvenimento che vale la pena di raccontarvi quale nuova “bella
notizia”. Incredibile, vero? Ma mai come ora possiamo affermare che “da cosa nasce cosa”.
Vi ricordate la vicenda di Mufflee?
Per favore, se così non fosse, andate a rileggere la “bella notizia” del 6 maggio 2023 pubblicata sul nostro blog.
Dunque, in quella “bella notizia” si narrava la storia di un pupazzetto di pelle a forma di ippopotamo di nome Mufflee, che avevamo perduto da anni e che, all’improvviso, un giorno, era miracolosamente ricomparso durante un lavoro di sgombero di una cantina. Al cuore di quella “bella notizia” si percepiva come Mufflee fosse, per mio fratello e per me, un vero scrigno di affettività, perché era la mascotte dei nostri giochi di bambini. Averlo ritrovato, dopo aver creduto di averlo perso per sempre, aveva significato per entrambi rievocare una buona dose di momenti, tutti belli e gioiosi.
Il suo inaspettato ri-mostrarsi aveva rappresentato per noi davvero un momento lieto.
Purtroppo – diceva il racconto – si doveva constatare che il buon Mufflee, pur felice di essere stato ritrovato, portava su di sé, purtroppo, alcuni “segni di sofferenza” dovuti al suo lungo periodo di nascondimento.
Infatti avete letto che Mufflee, durante la sua lunga latitanza, aveva probabilmente combinato qualcosa di grave o era incappato in qualche guaio, ahinoi ! Come conseguenza aveva perso un occhietto.
Non poteva così più donare a noi la sua familiare espressione furbetta e sorniona che ne connotava il carattere sereno e amichevole, da sempre capace di conquistare il nostro affetto.
La mutilazione infatti aveva un po’ alterato la sua fisionomia, anche se certamente non il nostro feeling affettuoso per lui che, anzi, si era accresciuto in amorevolezza.
Ma veniamo ad oggi: dopo avere letto la storia, pur sempre a lieto fine, del suo ritrovamento, una nostra carissima amica, Antonella, è stata “mossa a compassione” per noi e il piccolo Mufflee che, poverino, ne aveva passate di tutti i colori e “aveva patito l’abbandono, la solitudine, la menomazione”. Antonella ha provato una tenerezza indicibile per la storia e una dolcezza particolare per il pupazzetto, dolcezza così forte da spingerla a chiederci di portare Mufflee a casa sua per rendersi conto di persona del danno subito dall’occhietto del pupazzetto.
Questo noi abbiamo fatto qualche settimana fa.
Antonella ha subito intuito che il danno poteva essere “curato” e così ci ha chiesto di lasciarlo a soggiornare a casa sua in attesa e in preparazione di un “intervento chirurgico” che, riparando la menomazione, restituisse Mufflee alla sua originaria identità e bellezza.
Pienamente fiduciosi nell’abilità della nostra amica, bravissima come è nei lavori manuali oltre che da sempre motivata dalla volontà di ridare bellezza a tante cose ormai dismesse in cui si imbatte, lo abbiamo
portato dalla nostra amica.
Ed è lì che abbiamo davvero compreso come Antonella avesse fatto del potenziale intervento restaurativo sull’occhietto di Mufflee una vera e propria sfida di qualità per rivitalizzare al top il piccolo pupazzo,
restituendogli la sua antica dignità.
E con mirabile capacità artigianale Antonella è riuscita dapprima a trovare tra una miriade di bottoni proprio un occhietto simile, davvero simile all’unico rimasto a Muffleee e poi a ricucirlo con perizia sul
musetto del piccolo ippopotamo, restituendo così al nostro pupazzetto un aspetto uguale a quello che era, riconsegnandolo così nuovamente integro al nostro ricordo del tempo che fu.
Il lavoro è stato così ben eseguito che non è assolutamente visibile alcuna cicatrice dell’intervento, cancellando così definitivamente l’esperienza negativa di Mufflee che è ritornato bello e grazioso come era, anche se la sua pelle è inevitabilmente un po’ raggrinzita dagli anni ……
Subito Antonella ci ha mandato una foto di Mufflee “guarito” e già questo è stato per noi un lieto motivo.
Ma non vi dico la piacevolezza provata quando l’altro ieri – recandosi a casa della nostra amica – l’abbiamo potuto tenere tra le mani per la prima volta dopo la sua operazione e constatare la sua completa e totale ripresa.
Mufflee ci ha guardato ammiccando quasi a dirci “Sono tornato ad essere io, nella pienezza di come ero con voi bambini”.
E’ stato un attimo di pura letizia, una sospensione del tempo: passato e presente si sono mirabilmente ricongiunti.
Mufflee era davvero tornato lui !!
Devo ammettere che lo sperimentare questa vicenda, per molti tratti semplice e forse banale, mi ha fatto riflettere sull’importante valore simbolico che essa racchiude.
Prima di tutto dice la passione e l’attenzione di una persona, la nostra amica, per il recupero integrale di un qualcosa, apparentemente ormai privo di valore.
Invece un valore esisteva eccome, perché il primo racconto indirettamente lo aveva evocato.
Sempre, quanto si fa memoria di una storia, inevitabilmente si rivive l’emozione inscritta in essa: è questa la validità del narrare che ancora prima di un comunicare è un leggersi internamente.
Solo chi riesce a leggersi internamente può poi comunicare.
A questa si aggiunga che non sono tanto la cronologia e i dettagli della storia che importano, quanto l’essenza da essa comunicata: è questa la forza del procedimento narrativo; per questo la narrazione colpisce il cuore perché parla direttamente, non spiega intellettualmente; è la forza del sentimento che sovrasta la razionalità della mente.
E poi nel ridare vita e bellezza si manifesta il contrasto al consumo dissennato, all’emarginazione di ciò che è non più come era, alla distruzione di ciò che non è più funzionale ai bisogni.
Invece, il riprendere in mano, il guardare con occhi sempre più attenti, l’immedesimarsi nel perché delle cose, esprime una sensibilità pura, attratta dai significati racchiusi nelle cose che di gran lunga superano la
loro materialità.
E’ questa la semantica del vivere in chiave poetica che ti permette di scoprire sempre qualcosa di nuovo.
In più il conservare, il restaurare sono indici della volontà di individuare nella cifra della memoria e della tradizione, il patrimonio contenuto in tutto ciò che ci ha proceduto e del quale siamo figli e debitori.
Insomma, credo sia possibile leggere nella vicenda di Mufflee e negli sviluppi da essa derivanti alcuni significati di cui l’esistenza dell’uomo abbisogna e che la nostra società spesso trascura, relegandoli al ruolo di cose pie.
In fondo Antonella ha anche mostrato una vera amicizia facendosi carico di un lavoro in grado di ridare forza ad un simbolo.
E questo è stato proprio bello !
Ancora una volta si può cogliere in una piccola azione un grande contenuto.
La foto unita a questo breve spunto letterario è la foto di come è Mufflee oggi: ciò è due volte significativo se paragonato allo schizzo che accompagnava il primo articolo. Credete, là Mufflee non voleva mostrarsi con il suo handicap e ci ha chiesto di non esibirlo… per questo siamo ricorsi ad uno schizzo.
Oggi è lui che ci ha detto di aggiungere la sua immagine quale è nella realtà, perché è fiero del suo ritorno alla normalità e noi con lui !!
Grazie Antonella !
E raccontate sempre delle storie, sarete persone autentiche !
Diego
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