“Voi ridete di me perché sono diverso.
Ma io rido di voi perché siete tutti uguali.”
L’ho letto sul blog di un ragazzo algerino che abita nella banlieu parigina. Mi ha fatto riflettere: ma allora uguaglianza e diversità non sono contradditori. Avevo imparato che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge…” e con quello che segue.
Di primo acchito questo principio poteva sembrarmi contro il diritto alla diversità. In realtà esso favorisce il mantenimento e il valore della
diversità degli esseri umani: “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”. Dunque, siamo tutti uguali e tutti diversi ed è compito dello Stato tutelare il diritto alla differenza.
Arricchirci delle diversità di pensiero, di lingua, di cultura è diventato un dono nella società globalizzata d’oggi. Riconoscerci uguali, accettandoci diversi!
Se la diversità è un diritto, l’uguaglianza è un’aspirazione che, se si assolutizza, diventa una disuguaglianza al rovescio. L’omologazione cara ai regimi dittatoriali non è l’uguaglianza evangelica: prima della rivoluzione francese, a diffondere questo valore fu Gesù di Nazareth. Babele ci dice che l’uniformazione produce una torre e non è questo che il Signore desidera: lui vuole la varietà.
Ci sono uguaglianze che si possono realizzare solo se due diverse persone sono trattate in modo disuguale.
Ricordate la parabola dei talenti? Ricordate don Milani che diceva: “Non c’è nulla di più ingiusto di far parti uguali tra diseguali”. La nostra società è fortemente diversificata: accanto a poche persone che detengono una minima percentuale della ricchezza, vivono poveri che sono alla ricerca di cibo. L’uguaglianza consiste nel distribuire parte delle ricchezze di pochi ai molti emarginati.
Nelle nostre scuole ormai interculturali non possiamo assimilare il diverso: saremmo nuovi colonizzatori. Né possiamo percepirlo neppure inferiore a noi. Dobbiamo vederlo come uguale nella diversità e diverso nell’uguaglianza. Ogni uomo, creatura di Dio, è uguale al diverso di ciascun essere umano.
Ricordate Bernanos? “L’uomo è una parola di Dio che non si ripete mai perché Dio non parla a vanvera, non spreca mai le sue parole.”
E il cristiano? Deve riconoscersi nell’altro perché in ciascuno di noi c’è una parte di quella Parola pronunciata da Dio. Questa Parola è luce, è potenzialità di forme umane diverse che non si assimilano, ma restano tali perché comprendono che l’altro che è in lui lo dilata fino ad abbracciare ogni uomo che incontra.
Nelle comunità cristiane delle origini c’era l’uso di consegnare al fratello che stava per intraprendere un lungo viaggio il frammento di un vaso di terracotta frantumato. Al ritorno egli sarebbe stato riconosciuto dal frammento ricomposto in unità con tutti gli altri. Essere uguali nella diversità non significa ripudiare l’altro, ma sentirci frammento dell’altro.
Edoardo
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