Umanità è abbracciare Moses la sera lungo la Domiziana (via di collegamento, in foto) quando, riempito di alcool, balla in mezzo alla strada per dimenticare le fatiche della vita e della giornata trascorsa a pulire le strade.
Umanità è il saluto di Victoria, piccola bambina del Doposcuola, che mi corre incontro con il sorriso a tremila denti, per farmi sapere che il pomeriggio è andato molto bene.
Umanità è il riso che mi regala Mamma Sara, quando la sera vende cibo nigeriano lungo la strada ai clienti di passaggio.
Umanità è la corsa di Samia, devastata dalla droga e dalla prostituzione, per chiedermi notizie della mamma in Tunisia.
Umanità è la richiesta di lavoro di Izekor che deve sostenere la sua famiglia in Nigeria e non ha nulla.
Vita qui a Castel Volturno nell’”enclave d’Europa” è immergersi in questa umanità, lasciarsi battezzare da questa gente, sentire sulla pelle che il Regno di cui parla Gesù di Nazaret è un macinato di questi incontri, sguardi, sorrisi, abbracci, sogni, attese, aneliti, passioni.
Padre Filippo, missionario Comboniano
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