Oggi mi sono messo un paio di pantaloni neri. Penso di avere solo quel paio. Ho notato – di nuovo, come sempre quando indosso questo capo – delle sbavature, delle linee, come delle isoipse biancastre su tutto il tessuto. Il nero non è quel nero nero che ci si aspetta in un paio di pantaloni neri.
Ed è partita una catena di pensieri, anche questa a me già nota. Primo anello della catena: queste strisciate bianchine sono così evidenti o le vedo solo io? Secondo anello: perché la lavatrice non è riuscita nemmeno questa volta a farle sparire? Terzo anello: se pucciassi questi pantaloni nell’inchiostro nero, tornerebbero neri? Quarto anello: li metto lo stesso, ma che palle, dovrò ricordarmi di prenderne un altro paio.
Di solito la catena di ferma qui. Oggi invece c’è stato un quinto e un sesto anello. Quinto anello: mi ricordo quando questi pantaloni si sono macchiati così, è successo una sera di un anno e mezzo fa, io e due miei amici siamo andati a lavare la Mini verde di mio zio all’autolavaggio – cosa che non avveniva da tempo – perché uno dei due amici si sarebbe sposato di lì a poco e aveva chiesto alla mia famiglia se fosse possibile avere in prestito quella macchina per lui e la sposa, mio papà e mio zio avevano detto di sì e, quindi, eccoci a lavare la Mini, e io avevo indosso questi pantaloni neri e qualche strano liquido lucidante ci è finito sopra e non è mai venuto via, lasciando testimonianza di sé in quelle sfumature biancherelle.
Sesto anello: questi pantaloni neri rovinati, che di solito mi increspano l’umore, proprio quel difetto bianchetto, mi ha riportato a un ricordo felice, a un legame di amicizia stretto e vitale, a un istante di senso della vita.
Il sesto anello è la Bella Notizia. Grazie difetti, che ci rendete vivi.
Andrea
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