Recentemente Vincent, un bisognoso srilankese della nostra parrocchia, mi ha chiesto se potevo seguire un po’ in matematica suo figlio Shiroshi perchè, pur andando il ragazzino abbastanza bene a scuola, ha comunque qualche timore riverenziale davanti ai numeri. Io, pur sapendo da amici che il ragazzino è abbastanza bravo a scuola, ho accettato soprattutto perchè incuriosito di vedere come e in che modo desiderasse essere da me “supportato” nel suo addentrarsi nel mondo dei numeri e delle espressioni.
Così sono entrato per la prima volta nella loro casa l’altro ieri; non potevo certo immaginare in quali condizioni penose si trovasse: muri scrostrati e coperti da parecchia umidità, infissi precari e non idonei ad una adeguata protezione dall’esterno, porte interne rovinate e parzialmente scardinate, ovunque un penetrante odore di curry segno di una totale mancanza di ventilazione dei fumi della cucina.
In una parola una atmosfera molto dimessa e povera.
Ho anche visto da subito l’estrema penuria di mobili, a parte un televisore nuovo appeso al muro, davvero una vera anomalia a paragone del resto dell’arredo! Ma, soprattutto, mi sono reso conto che mancava il tavolo …., il mio occhio è caduto infatti su un solo tavolino assai basso, rettangolare, dalle dimensioni assolutamente fuori da ogni standard, lungo all’incirca due mt e largo solo una trentina di cm, di cui faticavo ad immaginarne un qualsiasi uso in una qualsiasi casa; tuttavia ho capito che quello era il loro unico tavolo, per tutte le loro esigenze di vita domestica!
E pure le seggiole mancavano, soppiantate da uno sgualcito divano, ricco solo di piccoli graffi e pieghe gettate qua e là su un rivestimento consunto, appoggiato a molle sfibrate.
E Shiroshi stava facendo i suoi compiti su quella “sorta” di tavolo, sprofondato nel divano, certo non il massimo dell’ergonomia !!
Per condividere con il ragazzino i compiti mi sono immerso anch’io nel divano e gli ho chiesto di mostrarmi il suo libro di matematica e il suo quaderno di esercizi.
A questo punto è esplosa la mia più autentica meraviglia: ha estratto dallo zaino un libro in perfetto ordine, ricoperto con cura, senza alcuna piega, né segno nelle pagine; ma di più sono stato impressionato dal quaderno, l’ho sfogliato, non c’era una correzione!
Pareva cesellato: i numeri dell’elenco progressivo delle espressioni erano scritti in rosso, le espressioni seguivano in blu, la spaziatura tra una riga e l’altra era assolutamente costante, il risultato finale sottolineato in rosso.
Un quaderno così, mi sono detto tra me e me, non l’ho mai visto tra le mani di uno ragazzino di seconda media !
Mi sono ritrovato stupito dallo stridente contrasto tra le condizioni della casa e gli oggetti di studio di Shiroshi, ma ancora di più, a livello psicologico, ho da subito apprezzato, nelle sue cose, la manifesta capacità del ragazzino di applicarsi con cura al suo dovere in una atmosfera che francamente non aiutava a ciò.
Preso a questo punto il libro abbiamo scelto una prima espressione: Shiroshi ha scritto il testo con ordine, ha cominciato a svolgerlo con calma e precisione, confabulando fra sé e sé i calcoli a bassa voce, con andamento costante accompagnato da attenzione per il calcolo e cura per la scrittura dei numeri e dei segni; quando, come comprensibilmente poteva accadere, ha fatto il primo, piccolo errore di scrittura, si badi non di calcolo, ha preso lo sbianchetto, ha sbianchettato l’errore, ha lasciato lo spazio libero perchè asciugasse prima di riscrivergli sopra, ha ripreso il calcolo delle operazioni seguenti e solo successivamente, dopo aver soffiato ancora una volta sul grumo bianco, ha riscritto il valore corretto dove c’era il precedente errore: insomma un “grande”!
Ho guardato i suoi calcoli scorrere con precisione sul foglio, il cervello girare senza problema su addendi, operazioni, segni, parentesi.
Davvero un meccanismo ben funzionante ! Che bello e che soddisfazione vedere ciò !
Una volta di più dal quaderno ho alzato gli occhi su tutto ciò che ci circondava: agli antipodi!
Confesso che non ho saputo trattenermi dal dargli una carezza sulla testa.
Il pomeriggio si è svolto tutto in questa direzione senza nessun tipo di intoppo; mi sono reso conto che Shiroshi nella sua capacità e serietà di giovane studente è assolutamente in grado di fare tutto da solo, chiede soltanto – forse a suo maggiore merito – una supervisione o meglio una vicinanza che gli dia la totale sicurezza dell’aver fatto bene.
Sono uscito da quello casa contento di questo incontro con questo caro ragazzino e di aver condiviso con lui questo pomeriggio; andrò a casa sua tutte le volte che me lo chiederà perchè ho avuto da lui più di quello che gli ho realmente dato e soprattutto, dal vivo, ho realizzato in queste ore che, pur nelle difficoltà economiche e in una situazione segnata dalle problematiche dell’immigrazione, c’è, fortunatamente, chi sa e vuole impegnarsi a lavorare bene, come Shiroshi, per costruire il suo futuro: una grande iniezione di speranza in questi tempi complicati!
Diego
2 comments
Fabio
20/03/2021 at 9:45 amShiroshi è l’esempio di persona che dovremmo essere tutti: nonostante lo circondi un ambiente che possiamo considerare sconfortante, lui non perde la speranza è prosegue nei propri doveri! Così il Cristiano, nonostante il mondo moderno sia allo sbando, non deve perdere la speranza e affrontare al meglio la vita…Shiroshi voleva una persona che lo facesse sentire sicuro…i Cristiani hanno il Signore…non serve altro!
Antonella Zambon
02/04/2021 at 3:45 pmHo conosciuto quella DEDIZIONE, quella cura per ogni piccola cosa.
Ho conosciuto quella VOLONTÀ di far bene ciò che è stato assegnato.
Ho conosciuto quella CONCENTRAZIONE data dal desiderio sincero di voler capire.
Ho conosciuto quello SGUARDO che chiede con umiltà l’approvazione dell’altro.
Se Shiroshi riuscirà a mantenere vive in sé queste attitudini, sarà una benedizione per tutti noi!