Ecco la preghiera del venerdì, lasciata da Papa Francesco un anno fa.
LS n. 52
Il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico…
Bisogna rafforzare la consapevolezza che
siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza.
Le persone maggiormente colpite da queste inequità sono i poveri, i deboli, i diseredati, sia perché facenti parte di società tecnologicamente poco evolute, sia perché la vita le ha poste ai margini della società.
Nel quadro di un’etica delle relazioni internazionali, si indica come esista un vero debito ecologico, soprattutto del Nord nei confronti del Sud del mondo. Di fronte ai mutamenti climatici vi sono responsabilità diversificate e, quelle dei Paesi sviluppati sono maggiori.
Nella consapevolezza delle profonde divergenze rispetto a queste problematiche, Papa Francesco si mostra profondamente colpito dalla debolezza delle reazioni di fronte ai drammi di tante persone e popolazioni.
Debolezza sottesa da assenza di una specifica cultura, da mancanza di leadership e di reazioni da parte di una politica, che è sottomessa agli interessi economici e finanziari.
È necessario che i Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere questo debito limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile e apportando risorse ai Paesi più bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile.
Bisogna, appunto, rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Nessuno si salva da solo! La cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. E questi giorni… ne sono la prova.
Gian Carlo Comincioli
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