COMMENTO:
Come mai il sacerdote non si è fermato ?
È la prima domanda che ci è venuta in mente, che ci provoca e ci fa riflettere.
Gesù ci chiede di “avere cuore”, di provare compassione per il nostro prossimo .
E chi è il nostro prossimo?
È Gesù in ogni persona che incontriamo…
E prima ancora un uomo, una donna, un bambino, un anziano che ha delle necessità, dei bisogni.
E cosa vuol dire compassione?
Comprendere i bisogni degli altri, le loro necessità; pensare alle emozioni e ai sentimenti dell’altro, quindi del prossimo; stare vicino all’altro anche mentre piange, mentre soffre, mentre sanguina magari … Ciò è importante. Ci rende esseri umani più evoluti, esseri umani “di cuore”.
La parola prossimo ci fa pensare a qualcuno che ci è vicino. Anche se magari lontano geograficamente.
Come possiamo aiutare il nostro prossimo?
Con gesti di fratellanza, perché siamo tutti fratelli e figli di un unico Padre: Dio.
Con gesti concreti, che risollevano il morale, che danno da bere a chi soffre la sete, da mangiare a chi soffre la fame … di amicizia, di perdono, fare la pace quando si litiga, aiutare in casa quando l’altro è stanco e affaticato … pregare per le necessità di qualcuno.
Una vita vissuta con compassione verso il prossimo, cioè verso i fratelli, a pensare anche agli altri e non solo a se stessi, è una vita da figli di Dio.
LAVORETTO PROPOSTO:
Prendete un cartellone e alcune riviste per bambini o riviste missionarie.
Ritagliate le immagini che rappresentano gesti di cura, attenzione e compassione verso il prossimo.
Incollatele sul cartellone e dategli un titolo.
Alla fine potrete appenderlo in un luogo della casa, ben visibile. La sera potrete, magari insieme ai familiari, pregare per le persone lontane o con necessità particolari, accendendo una candela benedetta. Al mattino invece potrete pregare, lasciandovi ispirare per un gesto di compassione durante la giornata.
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