La bellezza è negli occhi di chi contempla

Un’ancora di salvezza, from UK

Un’ancora di salvezza, from UK

Quando si vive in un altro Paese tutto cambia: lingua, usi, modi di fare, cibo, abitudini ecc. 

Tutto cambia, o quasi. La Liturgia è la stessa. Confortante. Stabile. Una certezza.

Quando ho vissuto in Tanzania per qualche mese, ho comprato la Bibbia in lingua Kiswahili e imparando il Padre Nostro ho imparato un pochino la lingua, allo stesso modo cercavo di riconoscere le Parabole del Vangelo.

Ho assistito a Messe in cui non capivo letteralmente una parola, ma sapevo a che punto della Messa eravamo e ho sempre risposto in italiano. Una volta, all’inizio, ricordo di aver detto 5 volte il Padre Nostro ed ogni volta ero proprio convinta fosse quel momento, mettendo in dubbio la certezza di qualche minuto precedente. Alla fine ho dedotto che non era una celebrazione cattolica: a seconda delle ore del giorno, nell’unico edificio religioso, veniva celebrata una Messa in un rito cristiano differente, ma nessuno aveva ritenuto di dirmelo, essendo ovvio per loro.

 

I miei genitori quando vengono a trovarmi qui in Inghilterra fanno la stessa cosa.

Mia mamma non si trova a suo agio nella quotidianità perchè non sapendo la lingua non riesce ad interagire con nessuno, i soldi sono diversi, si guida dall’altro lato della strada e anche attraversare la strada può essere un problema. Ma in Chiesa si sente come a casa.

Sa esattamente cosa rispondere e quando, spesso dice di aver capito anche pezzi di predica. La rassicurante stabilità della liturgia. Si riesce anche a cantare perhe’ alcune canzoni hanno la stessa melodia, ma vengono ovviamente cantate in inglese.

Per i miei figli è normale pregare a casa in italiano e a catechismo in inglese. Anzi, il maggiore ha chiesto alla nonna di insegnargli le preghiere in latino.

Però, oltre alla Messa domenicale, ci sono ben poche proposte. E la pandemia ha bloccato i pochi gruppetti di preghiera che erano organizzati.

Il catechismo è solo quello dell’Iniziazione Cristiana. Mio figlio maggiore farà la Prima Comunione tra un mese, in una decina di incontri si sono preparati alla Prima Confessione e alla Prima Comunione. Immagino le tematiche trattate siano simili, ma trattate in modo più concentrato nel tempo.

Per dimostrare che si va a Messa ogni domenica, il prete ha messo un foglio delle presenze che va firmato alla fine di ogni Messa. Io personalmente credo ci siano altri modi per insegnare l’importanza della Messa domenicale, d’altra parte non so se verrebbe accettato e compreso un ruolo più attivo e corresponsabile dei laici.

Mi mancano le occasioni in cui meditare insieme le letture, trattare temi come la formazione o approfondire tematiche della missione, della giustizia sociale, della carità cristiana. Non credo però ci si possa aspettare o augurare che si stabilisca un modello di Chiesa cattolica come quello ambrosiano, con strutture e attività proposte per le diverse età. Questo è il modello della chiesa attuale e se non se ne sente la necessità non può essere cambita o o integrato.

Dato che tutto è più sommesso e molto più informale, ho corso il rischio di non valorizzare nel giusto modo la Prima Comunione. Ma l’errore è mio: mi aspettavo di essere coinvolta maggiormente, ma non è importante quanto e come la struttura della chiesa è organizzata e gestita.

Bisogna andare al di là delle differenze e focalizzarsi sul cuore del messaggio, che resta lo stesso. 

Stavo per scrivere “non bisogna badare alla forma, ma al contenuto”, ma mi sono resa conto che stavo per contraddirmi. A volte bisogna badare anche alla forma, al rituale. 

In questo mondo che cambia, in un momento in cui mi sento sballottata e fragile, la forma della liturgia è un’ancora di salvezza, un punto fermo a cui poter fare riferimento. Certo, ciò che conta è il contenuto, ma a volte noi esseri umani abbiamo bisogno della nostra piccola routine, il rituale non è forma vuota, ma può riportare alla mente il contenuto, come le madeleines di cui parla Proust. 

Maria, from UK

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