Mt 10, 40-42
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
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Questo vangelo è un invito rivolto a tutti noi a tornare piccoli e semplici.
Riassumendo le parole di Gesù, si potrebbe dire: “Chi accoglie i piccoli accoglie me”.
Questo testo è posto alla fine del capitolo 10 del Vangelo di Matteo, dove Gesù invia i suoi apostoli in missione ad annunciare il Regno, cioè a mostrare concretamente la vicinanza di Dio.
In che modo? Guarendo, resuscitando, purificando, scacciando il male. Dio ci chiede di comunicarci agli altri donando vita e amore.
Questa vita e amore, però, può essere capito e accolto soltanto se è credibile. E come fa ad essere credibile? Solo se chi lo annuncia sa essere piccolo, cioè semplice, spogliato del proprio ego e libero così di lasciar passare l’amore di Dio, senza filtrarlo, senza le troppe sovrastrutture che spesso impediscono che questo amore venga comunicato.
Un discepolo autentico è tale solo se capace di essere piccolo, semplice, portatore del Dio -Amore che è Cristo, che poi è la ricompensa donata.
Non a caso nel capitolo successivo Gesù esclamerà: “Ti rendo lode o Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.
Possiamo dire, allora, che sia chi annuncia l’amore di Dio, sia chi lo riceve deve rivestirsi di semplicità.
Il poeta Tagore diceva: “E’ molto semplice essere felici, ma è molto difficile essere semplici”.
Chiediamo quindi a Gesù il dono della semplicità.
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