Gv 19, 30-35
In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
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In questo periodo ordinario, davvero nel cuore del Mistero di salvezza ci conduce oggi la liturgia e chissà se siamo capaci di contemplarlo?! Qui so di trovare alcuni punti centrali della mia fede cristiana.
La prima reazione, infatti, è un po’ di stridore: ma come, ora un brano pasquale? Beh, la PASQUA è davvero il cuore della Rivelazione, che parte da lontano, di cui è protagonista anche Mosè, costruttore della prima Alleanza, altra parola chiave.
Perché Dio non è restato lontano, ma è entrato nella storia per cercare l’uomo come suo alleato! Mistero eccellente realizzatosi o compiuto in Gesù di Nazaret, come ci ricorda la Lettera agli Ebrei (Eb 8,6-13a).
La seconda Alleanza, definitiva, è stata COMPIUTA proprio sulla Croce di Gesù, nel dono di sé del Figlio di Dio per l’umanità, allargando a dismisura ciò che era stato iniziato con il popolo di Israele.
Ci siamo dentro tutti, anche noi oggi!
Proprio grazie a quel grandioso e faticoso dono di vita, tramite SANGUE E ACQUA, riversato dal fianco del corpo di Gesù crocifisso. Da quella CONSEGNA di vita, cioè di spirito, noi abbiamo ricevuto in dono Vita; ciò è reso possibile dall’effusione di Spirito nella Chiesa. Simbolicamente “sangue e acqua”, infatti, rappresentano proprio i sacramenti, azione di Dio nel corpo sacramentale della Chiesa.
La seconda cosa che mi è venuta in mente leggendo, in realtà, è che non ci dovremmo mai abituare al mistero della Pasqua, per il modo con cui è stato vissuto, nel sacrificio. L’alleanza a caro prezzo di fedeltà è stata realizzata, non in modo trionfale. La Gloria a cui ha assistito Mosè e Israele era forse più “spettacolare”, ai loro occhi pareva “fuoco divorante sulla cima della montagna” (Esodo 24, 17). E per noi?
Come appare la Sua gloria?
Sono consapevole che “il mio” è un Dio che SI FA DONO PER AMORE, IN SILENZIO senza proclami spettacolari, ma spezzando il Pane?
Un’ultima suggestione la trovo in Es 24,3: “tutto il popolo rispose AD UNA SOLA VOCE”.
In questo lungo periodo di cammino verso il Sinodo, questo versetto mi interpella parecchio. Chiedo la forza e la grazia a Dio per la nostra Chiesa attuale – per me- di saper camminare e rispondere con “un cuore solo e un’anima sola” (Atti 4, 32)) alla Sua voce che chiama tutti a costruire una umanità nuova, fraterna e solidale.
Ti prego, Signore, perché sappia essere anche io una TESTIMONE veritiera della tua Bella Notizia (cfr. Gv 19,35)
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