Luca 6, 20-31
Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
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Il brano di oggi è molto famoso: innanzitutto, mi piace sottolineare il fatto che Gesù nei momenti significativi entra in preghiera cercando il Padre e interrogandosi sulla Sua volontà.
Mi colpisce, poi, che in ogni beatitudine è implicata una promessa di intervento da parte di Dio: le sue parole toccano il cuore di chi lo ascolta. Noi possiamo decidere da che parte stare; non è la vita che decide al posto nostro.
Penso che il significato più bello che emerge da queste righe sia il fatto che la beatitudine cristiana consista nel lasciarsi amare, proprio lì dove ci sentiamo più fragili, più in difficoltà e più mancanti: siamo interpellati nel fare entrare Dio nella nostra pochezza e nelle nostre inquietudini; beato, quindi, sono io quando non mi tiro fuori dai guai da solo, ma mi lascio aiutare e accompagnare dal Suo Amore.
Infine, vorrei solo sottolineare il tema della povertà: nel concreto, credo che sia importante costruire relazioni quotidiane in cui nessuno accumuli per se stesso, nessuno sperperi, ma ognuno mette a disposizione dei fratelli e delle sorelle ciò che ha ricevuto in dono da Dio. Questo è proprio quello che mi auguro: dal momento in cui si sceglie di essere poveri, si entra in una condizione nuova di Vita..quella Piena!
Quale di queste beatitudini sento più mia? Perchè?
Che cosa mi aiuterebbe per avere uno sguardo nel mio quotidiano più simile a quello di Gesù?
Mi sento accompagnato dal Padre quando ….?
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
(Sal 34)
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