La bellezza è negli occhi di chi contempla

VI Domenica dopo Pentecoste

VI Domenica dopo Pentecoste

Matteo 11, 27-30

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

 

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.

 

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”.

 

Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

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In questo tempo ordinario, dopo Pentecoste, la liturgia ripercorre “le vicende ordinarie” della storia della salvezza, proprio per non farci dimenticare che il dono dello Spirito che abbiamo ricevuto ci accompagna, ci sostiene, ci fortifica proprio nelle difficoltà normali della vita di ogni giorno.

Oggi il Vangelo, allora, ci regala queste parole confortanti che ci ricordano che la Croce di Cristo si è fatta già carico dei nostri pesi, dei nostri insuccessi, dei nostri mali compiuti e subiti.

E se ancora non l’avessimo capito, ci dice che il Padre per noi non vuole il male, anzi ci ha dato il Suo unico Figlio perché noi fossimo sicuri del bene che ci vuole: ci dà ristoro nel momento della pesantezza e stanchezza, quella fisica delle fatiche del lavoro/famiglia, ma anche di quelle spirituali, delle crisi emotive, delle preoccupazioni di figli e famiglia, delle situazioni pesanti sul lavoro, della pesantezza del constatare la crescente disumanità che respiriamo nella società, nel contrasto al forte individualismo imperante nei gruppi e nelle comunità….. Insomma motivi di stanchezza e oppressione ne viviamo o sentiamo tutti ogni giorno.

Ma Dio di raggiunge con la Sua Parola lieta, per farci arrivare la Sua presenza accanto a noi, di accompagnamento e condivisione.

 

Lasciamoci stimolare dalla vicenda di Mosè, anche lui al lavoro portando al pascolo il gregge del suocero, perché aveva il cuore aperto e un pensiero curioso, si pone domande interessanti rispetto alle faccende normali della vita, si accorge di quello che gli capita intorno, vuole andare a fondo, ha a cuore la realtà, è aperto all’ascolto, vuole conoscere chi incontra, nonostante la sua storia precedente di misfatti, nonostante i suoi dubbi e le perplessità si mette in gioco e si fida, accetta la sfida del compito arduo che il Signore gli chiede.

In questo fondamentale episodio di vocazione e missione all’inizio dell’Esodo riscopriamo che nella vita feriale prendendoci a carico le sorti dei fratelli, ascoltando il grido dei poveri e della Terra, sostando sulle domande del cuore, possiamo conoscere il Nome di Dio che è Presenza “che ristora” (“Io Sono“), promessa che non delude!

Anche noi iniziamo questa nuova settimana, chiedendo con fede di vivere ogni giorno secondo la Tua volontà, Signore: Tu continua a sostenerci nella preoccupazioni quotidiane che dovremo affrontare.

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