VI giorno dell’Ottava di Pasqua

Mc 16, 1-7

In quel tempo. Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungere il corpo di Gesù. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?».

 

 

Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».

Maria di Magadala, Maria madre di Giacomo e Salome comprano gli oli per andare ad ungere il corpo di Gesù, vanno di fretta per compiere un gesto d’affetto, cercano un cadavere.
“Chi ci farà rotolare la pietra?” ecco il loro pensiero all’alba di quella mattina.

Anche noi abbiamo delle pietre grosse che ci chiudono il cuore. Può essere la morte di una persona cara, una ferita, un’angoscia, una preoccupazione per la situazione personale e mondiale che stiamo vivendo.
Quei macigni ci impediscono di guardare il cielo.

ALZARE lo sguardo. Ecco l’invito di oggi. Ampliare l’orizzonte perché quella pietra è rotolata fuori dal binario, non può tornare in asse. Il problema è venuto meno.

Entrando videro un giovane che disse loro: “Non abbiate paura. Il crocifisso non è qui, è risorto e vi precede in Galilea”.

La Galilea è il luogo della quotidianità, immersi tra lavoro, studio e famiglia lì possiamo incontrare il Risorto.
La Galilea ci riporta alla chiamata dei primi discepoli:  facciamo memoria della nostra chiamata, del nostro incontro con il Signore.

Donaci la grazia di sperimentare e riconoscere la Resurrezione affidando al Signore quelle pietre che ci chiudono il Cuore.